La popolazione anziana nelle città metropolitane
Come cambia il tessuto sociale urbano con le trasformazioni demografiche: la fotografia dell’Istat
di Redazione
Come ricorda l’Istat nel focus Gli anziani nelle città metropolitane, «le trasformazioni demografiche hanno consolidato il processo d’invecchiamento della popolazione italiana, caratterizzato dal progressivo aumento della fascia anziana, dalla riduzione della componente giovane e dal parallelo decremento della popolazione nel suo complesso». Dunque, nell’insieme delle città metropolitane, «al 1° gennaio 2023, quasi un quarto della popolazione ha 65 anni e più (il 23,4% del totale), lievemente inferiore alla media nazionale (24,1%) e in forte aumento rispetto a trent’anni fa (15,3% nel 1993)». L’incidenza degli anziani è più elevata nelle città metropolitane del Nord e minore in quelle del Sud, ad eccezione di Messina e Cagliari. Genova ha la maggiore quota di anziani (29,1%) e Napoli quella minore (quasi il 20%); emerge una maggiore presenza nei poli urbani rispetto alle prime due cinture. Fra i territori metropolitani, l’incremento di questa fascia di popolazione nell’arco dell’ultimo trentennio è maggiore a Cagliari (+15 punti percentuali), seguita da Bari, Torino e Venezia.
Quasi la metà degli over 65, prosegue poi l’Istat, appartiene alla classe 65-74 anni (che oggi si potrebbero definire “giovani anziani”) mentre trent’anni fa gli stessi rappresentavano il 59% della popolazione ultrasessantacinquenne. L’allungamento della vita media ha implicato l’aumento di quel segmento di popolazione dei “grandi anziani” (85 anni e più), che risultano quasi raddoppiati nel complesso delle città metropolitane (da 8,3% nel 1993 al 16% nel 2023, in linea con la media nazionale), con uno sbilanciamento di genere a favore delle donne nelle età molto avanzate. Infatti le donne di 85 anni e più incidono per il 18,3% sul totale delle donne anziane rispetto al 12,5% del genere maschile. Il profilo strutturale degli anziani mostra un divario nell’asse Nord-Sud, marcatamente più “anziano” nel Centro-nord, con una netta prevalenza degli over 75 (ampiamente sopra il 50%) nelle città metropolitane di Torino e Roma. Di contro, da Napoli in giù si registra la tendenza opposta, con una preponderanza della fascia più “giovane” (65-74 anni), che ha un’incidenza superiore al 50%. All’interno dei territori, man mano che ci si allontana dal comune capoluogo aumenta la fascia più “giovane” degli anziani che risiedono nelle prime due cinture urbane e diminuisce invece la quota degli over 75.
L’Istat rileva un aumento del divario di genere con l’età. La struttura per genere della popolazione anziana evidenzia la presenza più consistente della componente femminile, conseguenza dell’invecchiamento della popolazione e della speranza di vita delle donne, più elevata rispetto a quella maschile. Infatti nel complesso delle città metropolitane, al 1° gennaio 2023, vivono 77 uomini anziani ogni 100 donne della stessa fascia d’età (in Italia quasi 79), rispetto ad un rapporto di mascolinità della popolazione totale che, seppur a favore delle donne, è più vicino all’equilibrio con 94 uomini ogni 100 donne. Tuttavia, dal 1993 ad oggi, il gap di genere nell’età senile si è ridotto di 9 punti percentuali. Il rapporto di mascolinità degli over 65 mette in risalto un miglioramento nell’equilibrio di genere nei territori metropolitani del Sud, dove Reggio Calabria è in cima alla graduatoria, con 82 uomini anziani per 100 donne; in fondo si colloca Genova, quasi 74 ogni 100. All’interno dei contesti urbani si evidenzia un maggiore squilibrio di genere nei capoluoghi (71 uomini ogni 100 donne) rispetto alle cinture (da 80 a 82). Gli effetti dell’invecchiamento della popolazione e del miglioramento delle condizioni di vita ampliano il divario di genere con l’avanzare dell’età: tra i grandi anziani, ogni 100 donne poco più della metà sono uomini. Il divario di genere degli over 85 è meno marcato nel territorio metropolitano di Bari (58 uomini ogni 100 donne) e raggiunge il suo apice nella città metropolitana di Genova (48 su 100). Nei capoluoghi vivono meno uomini anziani (quasi 50 uomini ogni 100 donne) rispetto alle due corone urbane intorno ai capoluoghi (circa 57%).