In Italia ci sono sempre meno artigiani
Lo rivela uno studio della CGIA di Mestre, registrando i cali più marcati nelle province di Vercelli e Taranto. Male, in termini assoluti, anche Torino (-18.075 unità) e Milano (-15.991)
di Redazione
In Italia ci sono sempre meno artigiani. Lo rivela uno studio realizzato dalla CGIA di Mestre, condotto sulla base degli ultimi dati resi disponibili dall’INPS, l’Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo i quali nel 2022 gli artigiani erano 1.542.229 e quindi decisamente meno rispetto ad un decennio fa. Dal dossier emerge infatti che rispetto al 2012 gli artigiani sono diminuiti di circa 325 mila unità (-17,4%).
Il termine artigiano è generico e include molte professioni – calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri…– che, in alcuni casi, stanno vivendo una fase di espansione: è cresciuto il numero degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori, ma anche degli addetti al web marketing, dei video maker e degli esperti in piattaforme social. Tuttavia il loro aumento non è riuscito per a compensare le chiusure registrate nel cosiddetto artigianato storico.
A livello territoriale, ci sono alcune province che hanno registrato cali notevoli: i più marcati sono stati a Vercelli e Taranto, entrambe con il -27,2%. A seguire Lucca (-27%), Rovigo (-26,3%), Massa-Carrara (-25,3%). A Trieste (-3,2%), Napoli (2,7%) e Bolzano (-2,3%) quelli invece più lievi.
Ci sono poi Bergamo (-8.441 unità), Brescia (-8.735), Verona (-8.891), Roma (-8.988), Milano (-15.991) e Torino con (-18.075) che hanno subito le perdite più pesanti in termini assoluti.
Per quanto riguarda le regioni, le flessioni più consistenti in termini percentuali hanno interessato il Piemonte con il 21,4% in meno, le Marche (-21,6%) e l’Abruzzo (-24,3%). In valore assoluto, invece, le perdite di più significative hanno riguardato l’Emilia-Romagna (-37.172), il Veneto (-37.507), il Piemonte (-38.150) e, soprattutto, la Lombardia (-60.412 unità).
La CGIA di Mestre individua la causa dell’emorragia in diversi fattori: il significativo aumento dell’età media, la concorrenza della grande distribuzione, il commercio elettronico, il caro affitti, il peso del fisco e anche le abitudini di acquisto dei consumatori. Che, al prodotto realizzato su misura dall’artigiano, preferiscono quello fatto in serie, acquistato online o in un grande magazzino.