Eurozona: l’Ocse stima un rimbalzo dell’economia nel 2024
La crescita passerà da +0,9% del 2023 a +1,5% del prossimo anno. Sull’inflazione l’invito a non ritardare nella revisione delle regole europee di bilancio
di Redazione
La crescita dell’Eurozona è stimata in aumento, un rimbalzo da +0,9% del 2023 a +1,5% del 2024, mentre l’inflazione dovrebbe scendere al 5,8% quest’anno e al 3,2% l’anno prossimo (quindi al di sopra dell’obiettivo della Banca centrale europea fissato attorno al 2%). Ma un ritardo nella revisione delle regole europee di bilancio potrebbe contribuire ad un ulteriore aumento dell’inflazione nell’Eurozona, «indebolendo le percezioni sulla necessaria stabilizzazione dei bilanci pubblici». Lo sostiene l’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, nel rapporto dedicato all’Unione europea e all’Eurozona.
Le regole di bilancio, che fissavano i limiti di indebitamento pubblico, erano state sospese con lo scoppio della pandemia per assicurare ai paesi margini di spesa più elastici in un momento difficile, ma dovrebbero tornare in vigore, dopo una revisione che le adatti all’attuale situazione, a partire dal 2024.
Le trattative tra gli Stati membri sono ancora in corso: nelle ultime ore, la Spagna, che detiene la presidenza di turno dell’UE, si è detta fiduciosa, sostenendo che un accordo sarà raggiunto entro la fine dell’anno, scongiurando così lo scenario ipotizzato dall’Ocse. Secondo la quale, l’inflazione dovrebbe scendere al 5,8% nel 2023 per poi calare ulteriormente nel 2024, al 3,2%, restando comunque superiore all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea. Che proprio ieri, martedì 5 settembre, ha diffuso i risultati di un sondaggio sulle aspettative per l’inflazione nei prossimi 12 mesi, rimaste invariate nell’Eurozona al 3,4% mentre quelle per l’inflazione a tre anni sono salite al 2,4%, dal 2,3% di giugno.
Secondo la Bce anche il tasso medio di inflazione percepita nei 12 mesi precedenti è rimasto invariato all’8% per il terzo mese consecutivo. «L’andamento delle percezioni e delle aspettative di inflazione è rimasto strettamente allineato tra i gruppi di reddito, mentre una analisi per età evidenzia che gli intervistati più giovani (di età compresa tra 18 e 34 anni) hanno continuato a segnalare percezioni e aspettative di inflazione inferiori rispetto agli intervistati più anziani (di età compresa tra 55 e 70 anni)», ha rilevato la Bce.