La stretta al credito e il rischio usura in Italia
Confcommercio: «L’usura si nutre delle imprese più fragili a causa della riduzione del volume di affari, della mancanza di liquidità e della difficoltà di ottenere un finanziamento». Secondo l’UPB tra il 2022 e il 2023 la difficoltà di accesso al credito ha toccato un pressoché analogo a quello del 2008
di Redazione
Quasi un imprenditore su tre (il 27,8%) pensa che quest’anno l’usura nel terziario sia aumentata, con uno su quattro che afferma di aver avuto notizie di episodi di usura nella zona dove svolge la propria attività. C’è anche un’ampia quota di imprenditori, pari al 25,2%, che teme il rischio di esposizione al fenomeno e che risulta in crescita di 8,7 punti percentuali rispetto alla scorsa indagine, realizzata a marzo di quest’anno. È quanto emerge dall’ultima indagine presentata da Confcommercio, realizzata insieme a Format Research.
Secondo l’analisi, il 61,4% del campione ritiene che se si trovasse di fronte ad un caso di usura sporgerebbe denuncia, mentre il 21,6% ammette che non saprebbe come comportarsi. Commentando i dati, l’associazione di categoria ha ricordato che l’usura «si nutre delle imprese più fragili a causa della riduzione del volume di affari, della mancanza di liquidità e della difficoltà di ottenere un finanziamento: oltre la metà delle imprese (52,8%) ha registrato una maggiore difficoltà di accesso al credito rispetto allo scorso anno e quasi il 40% ha ottenuto meno credito di quanto richiesto».
A confermare questa tendenza anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nella Nota sulla Congiuntura pubblicata a ottobre. Secondo l’UPB, tra la fine del 2022 e l’avvio del 2023 la difficoltà di accesso al credito ha raggiunto un nuovo picco storico, pressoché analogo a quello registrato nel 2008. Per misurarlo, l’ufficio statistico parlamentare ha spiegato di aver adottato un nuovo indicatore che utilizza una combinazione di dati quantitativi e qualitativi pubblicamente disponibili, calcolato per l’economia italiana nel periodo compreso tra il primo trimestre 2008 e il terzo trimestre del 2023.
«L’indicatore – si legge nella Congiuntura – misura il disallineamento tra condizioni di offerta e di domanda di credito. Valori dell’indice superiori a 50 indicano condizioni creditizie restrittive, mentre valori inferiori segnalano condizioni di credito favorevoli».
È così quindi che l’indicatore segnala la recessione del 2008-09 come l’episodio più severo di difficoltà nell’accesso al credito sperimentato dall’economia italiana nell’ultimo quindicennio. Nel 2010 si è assistito ad una fase di recupero, a cui è corrisposta un’offerta di credito relativamente espansiva fino al secondo episodio recessivo nel periodo 2012-14, culminato con l’esplosione della crisi del debito sovrano. Superato il 2014, l’indicatore si è poi collocato su valori vicini ai trenta punti, per poi risalire nel corso degli anni successivi, fino a tornare al picco registrato tra la fine del 2022 ed il 2023.