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La crisi demografica può ampliare i divari generazionali

In vent’anni si sono “persi” quasi tre milioni di giovani, mentre gli anziani nel 2050 saranno 4,6 milioni in più (sempre più senza figli e sempre più soli, osserva il Censis)

di Redazione

Il Censis preferisce definirlo “dissenso”, anziché “conflitto”, espressione di gran lunga la più usata per descrivere le differenze generazionali. Ad ogni modo è proprio l’istituto, all’interno del suo ultimo Rapporto annuale sulla situazione sociale del paese, a offrire ulteriori chiavi di lettura su un fenomeno che è sempre esistito, ma che sta cambiando soprattutto a causa della crisi demografica. Perché se da un lato in Italia ci sono le discrepanze tra i giovani e i segmenti di popolazione più adulta, dall’altro coloro che saranno “gli anziani di domani” rifletteranno nel futuro prossimo i ritardi e le storture della società di oggi.

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«La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni che li hanno preceduti sembra abissale», scrive al riguardo il Censis. I 18-34enni – spiega – sono poco più di dieci milioni, pari al 17,5% della popolazione totale, mentre nel 2003 superavano i 13 milioni, pari al 23% della popolazione. In altre parole, in vent’anni, si sono “persi” quasi tre milioni di giovani. Inoltre, nel 2050 i 18-34enni saranno poco più di otto milioni, appena il 15,2% della popolazione. Dice ancora il Censis: «I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi inesorabilmente contano poco». Solo l’11,1% dei 7.786 sindaci attualmente in carica (860 in tutto) ha al massimo 40 anni. La grande maggioranza degli italiani, poi, riconosce che i giovani, in questo momento, sono la generazione più penalizzata di tutte: secondo il Censis lo pensa il 57,3%, mentre il 30,8% considera danneggiato soprattutto chi oggi si trova nell’età di mezzo e l’11,9% pensa invece che siano lasciati indietro soprattutto gli anziani.

A proposito di anziani. Questi ultimi rappresentano il 24,1% della popolazione complessiva e nel 2050 saranno 4,6 milioni in più, quando saranno il 34,5% sul totale della popolazione. «Gli anziani di domani – è l’osservazione del Censis nel Rapporto annuale sulla situazione sociale del paese – saranno sempre più senza figli e sempre più soli. Il numero medio dei componenti delle famiglie scenderà da 2,31 nel 2023 a 2,15 nel 2040. Le coppie con figli diminuiranno fino a rappresentare nel 2040 solo il 25,8% del totale, mentre le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37% del totale). Di queste, quelle costituite da anziani diventeranno nel 2040 quasi il 60% (5,6 milioni)». Nel 2021, aggiunge infine il Censis, gli anziani con gravi limitazioni funzionali erano 1,9 milioni, il 13,7% del totale degli anziani e il 63,1% del totale delle persone con limitazioni in Italia. Secondo le stime, nel 2040 il 10,3% degli anziani continuerà ad avere problemi di disabilità. «Rimane quindi sul tappeto la questione ineludibile del bisogno assistenziale legato agli effetti epidemiologici dell’invecchiamento demografico», conclude il Censis.

 

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