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Usa 2024. Si vota nel New Hampshire (senza DeSantis)

Trump continua ad essere lo strafavorito alla nomination nelle primarie repubblicane, ma dopo il ritiro del governatore della Florida ora è una corsa a due con Nikki Haley

di Fabio Germani

Partiamo dalla novità: Ron DeSantis si è ritirato dalle primarie repubblicane e sosterrà Donald Trump. La decisione è arrivata alla vigilia del voto nel New Hampshire (23 gennaio), dove in effetti il governatore della Florida – sondaggi alla mano – non aveva alcuna chance di fare bene. Nello Stato non ha speso tempo, né particolari risorse, ma l’andamento incerto della sua campagna deve averlo spinto in questa direzione – da astro nascente della galassia conservatrice è finito per essere scavalcato da Nikki Haley, nonostante il secondo posto ottenuto per una manciata di voti in Iowa –, così da non inimicarsi la folta base trumpiana e mantenere aperto uno spiraglio tra quattro anni (dovesse vincere Trump a novembre gli spetterebbe comunque un solo mandato, data la precedente esperienza alla Casa Bianca). Dunque la sfida nel campo repubblicano si è ora ristretta a due contendenti, giustappunto Donald Trump e Nikki Haley.

La città di Nashua, nel New Hampshire. Photo by Seth Dewey on Unsplash

Spesso si è detto, in queste settimane, che Haley potrebbe giovare del voto nel New Hampshire. In crescita nei sondaggi, è a partire da qui che l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite deve ambire alla rimonta, con il calendario favorevole che la vedrà giocare “in casa” il 23 febbraio in South Carolina, Stato che ha governato dal 2011 al 2017. La verità è che le rilevazioni mostrano un vantaggio ancora ampio per Trump. Secondo la media di FiveThirtyEight, l’ex presidente si attesta nel New Hampshire al 49,8%, Haley al 36,1%; per RealClearPolitics Trump è al 54,4%, la rivale al 37% (anche in questo caso sono valori medi). Una differenza di circa 14-17 punti, se confermata, sarebbe un trionfo per Trump. Difficile prevedere in che modo l’uscita di scena di DeSantis – che nel New Hampshire oscillava tra il 6 e il 7% – possa (ri)determinare l’esito del voto. L’endorsement del governatore della Florida per Trump potrebbe significare poco per via della composizione demografica dello Stato e dei trend politici che si registrano da qualche tempo.

Il New Hampshire fa parte della regione del New England (insieme a Maine, Vermont, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut), geograficamente collocata nel Nordest degli Stati Uniti. Come l’Iowa, è uno Stato “rurale”, ma più piccolo, con una popolazione di poco più di un milione di cittadini, perlopiù bianchi (il 92% del totale, secondo i dati del censimento 2020). In generale presenta i tipici contorni dello Stato conservatore – il governatore è il repubblicano Chris Sununu –, ma nel 2020 Joe Biden ebbe la meglio proprio su Trump, così come Hillary Clinton (di pochissimo) nel 2016 e in generale nel 2008 e nel 2012 premiò Barack Obama e nel 2004 John Kerry. Ma il fatto che in occasione delle primarie repubblicane Sununu si sia schierato dalla parte di Haley dovrebbe spiegare molto altro. La scelta del governatore non riguarda solo la volontà di mirare ad una “normalizzazione” del partito dopo la burrascosa parentesi trumpiana, ma è anche lo specchio di uno Stato che presenta caratteristiche vicine tanto alle istanze repubblicane quanto a quelle democratiche, per quanto Haley – è opportuno ricordare – sia una politica fieramente conservatrice. Da queste parti, inoltre, la religione non è uno spunto essenziale, mentre la partecipazione alle primarie è aperta anche agli elettori indipendenti, un segmento di solito meno incline a seguire le posizioni radicali di Trump. 

A tale proposito c’è da ricordare che la governatrice dell’Iowa, Kim Reynolds, si era schierata a favore di DeSantis, a conferma di un dibattito aperto nel GOP, pronto in alcuni, timidi frangenti a raccogliere i cocci del trumpismo. Ciononostante la base sembra essere grossomodo dalla parte dell’ex presidente ed è difficile immaginare una sua disfatta. La sensazione è che Haley abbia un’unica strada da percorrere: restare a galla il più a lungo possibile e sperare nell’imprevisto, di qualsiasi natura, anche giudiziaria, in attesa poi della Corte Suprema che dovrà pronunciarsi sull’eleggibilità di Trump dopo la decisione in Colorado di squalificarlo per i fatti del 6 gennaio 2021. 

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