Commercio con l’estero, nel 2023 export italiano stazionario rispetto all’anno precedente
A dicembre l’Istat registra un aumento congiunturale delle esportazioni (+1,2%), ma su base annua la discesa è del 7,8% in termini monetari e del 10,3% in volume
di Redazione
Nel complesso del 2023, rispetto al 2022, l’export italiano è risultato stazionario, afferma l’Istat. Che poi entra nel dettaglio riguardo il mese di dicembre, quando l’Italia ha registrato un aumento congiunturale delle esportazioni di +1,2%, con incrementi simili per le aree UE (+1,3%) ed extra-UE (+1,1%). Al contrario, le importazioni hanno mostrato una riduzione del -1,9%. Nel quarto trimestre 2023, l’export italiano ha mostrato una crescita dell’1,4%, mentre l’import dello 0,9%, rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, a dicembre 2023 – prosegue l’Istat – l’export ha evidenziato una diminuzione su base annua del 7,8% in termini monetari e del 10,3% in volume. Questa flessione dell’export in valore è stata più ampia per i mercati UU (-8,8%) rispetto a quelli extra-UE (-7%). L’import ha registrato una flessione tendenziale del 17,6% in valore, con una contrazione più marcata per l’area extra Ue (-26,7%) rispetto a quella UE (-9,8%); in volume, si è ridotto del 5,3%.
Tra i settori che hanno contribuito maggiormente alla flessione tendenziale dell’export, si segnalano i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-14,5%), gli articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-11,2%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-19,5%) e sostanze e prodotti chimici (-10,1%). Al contrario, le esportazioni di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti non classificati altrove (n.c.a.) sono cresciute su base annua (+2,7%), così come gli apparecchi elettrici (+1%).
Su base annua, i paesi che hanno fornito i contributi maggiori alla riduzione dell’export nazionale sono stati la Francia (-12,5%), la Germania (-11,8%), gli Stati Uniti (-5,3%) e la Cina (-16,5%). Invece, le esportazioni verso i paesi OPEC sono cresciute (+26,5%).
Nel complesso del 2023, si diceva già all’inizio, l’export è risultato stabile sull’anno precedente. Questo risultato, spiega l’Istituto nazionale di statistica, è frutto di dinamiche differenziate per settore: i contributi positivi maggiori derivano dall’aumento delle vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (+8,8%), autoveicoli (+20,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,8%); i contributi negativi più ampi, invece, dalla contrazione delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-11,3%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-23,4%) e sostanze e prodotti chimici (-8,5%).
La stima del saldo commerciale a dicembre 2023 è pari a +5.614 milioni di euro, in aumento rispetto ai +685 milioni di dicembre 2022. Il deficit energetico (-4.635 milioni) è in discesa rispetto all’anno precedente (-8.997 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici è salito da 9.681 milioni di dicembre 2022 a 10.249 milioni di dicembre 2023.
Nell’anno 2023, il surplus commerciale è stato di +34.460 milioni, rispetto ai -34.054 milioni del 2022. Il deficit energetico è stato di -64.339 milioni, in riduzione rispetto ai -110.908 milioni dell’anno precedente. L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (98.800 milioni) è stato elevato e più ampio rispetto al 2022 (76.854 milioni). Infine, nel mese di dicembre 2023, i prezzi all’importazione sono diminuiti dell’1,3% su base mensile e del 9,4% su base annua (-9,6% a novembre 2023).
«La stazionarietà dell’export in valore nel 2023 (+1,3% al netto dell’energia) – è il commento dell’Istat che accompagna la nota – riflette una crescita dei valori medi unitari (+5,3%) e una riduzione, di analoga entità, dei volumi (-5,1%) ed è sintesi di tendenze opposte per le due aree, UE (-2,3%) ed extra-UE (+2,5%). Nel complesso dell’anno crescono le vendite di beni strumentali (+8,4%) e beni di consumo (+2,7%) mentre si riducono quelle di beni intermedi (-6,7%) ed energia (-25,7%). Per l’import, la flessione in valore nel 2023 (-10,4%) è dovuta ai minori acquisti di energia e beni intermedi. Il 2023 si chiude con deficit energetico in forte riduzione rispetto al 2022 e un avanzo commerciale di 34,5 miliardi di euro, da un disavanzo di -34 miliardi dell’anno precedente. Nella media 2023 i prezzi all’import flettono del 7,4% (+18,5% nel 2022). A contribuire è soprattutto il venire meno delle tensioni sui prezzi dei prodotti energetici; al netto di questi prodotti, la flessione in media d’anno è contenuta (-0,5%; +10,3% nel 2022)».