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Ancora incerto il quadro economico internazionale

L’economia globale mostra moderate prospettive di crescita a inizio 2024. Pesano le crisi nei contesti di guerra e il commercio mondiale che rimane debole

di Redazione

All’inizio del 2024, l’economia globale mostra prospettive di crescita moderate a causa dell’elevata incertezza derivante dagli attuali scenari, soprattutto in alcune aree del mondo. L’anno precedente – osserva l’Istat nell’introduzione al quadro internazionale della Nota sull’andamento dell’economia italiana – ha visto performance economiche molto diverse tra le principali economie mondiali. Gli Stati Uniti e la Cina hanno registrato una forte crescita del Pil, mentre la maggior parte dei paesi dell’area euro ha mostrato un incremento più moderato. In particolare, la Germania ha subito una contrazione dello 0,3%.

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L’incertezza persistente legata ai principali conflitti, ha registrato anche attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso nei primi mesi del 2024, rendendo l’accesso al Canale di Suez più rischioso e alterando le rotte commerciali globali con un potenziale impatto significativo sul lato dell’offerta. Di conseguenza, i costi di spedizione sono aumentati e i tempi di consegna si sono allungati. Se gli attacchi dovessero continuare, aggiunge l’Istat, l’aumento dei costi di spedizione potrebbe essere trasferito lungo le catene di approvvigionamento internazionali, generando nuove pressioni inflazionistiche. Tuttavia, al momento, la debole domanda e le elevate scorte stanno mitigando la trasmissione degli aumenti dei costi ai prezzi alla produzione e al consumo.

Il commercio mondiale continua a mostrare segni di debolezza, evidenzia al riguardo l’Istituto nazionale di statistica. Nel 2023, la domanda globale di beni e servizi in volume ha registrato una forte decelerazione, con un modesto aumento medio dello 0,4%. Inoltre, i principali indicatori congiunturali suggeriscono che il dinamismo osservato negli scambi internazionali nel biennio post-pandemia potrebbe essersi esaurito. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export, pur essendo risalito nei primi due mesi di quest’anno, è rimasto inferiore a 50 punti.

Cina

Nel 2023, l’economia cinese è cresciuta del 5,2%, superando l’obiettivo del 5% fissato dal governo. Tuttavia, questo ritmo è modesto se confrontato con i tassi di sviluppo pre-pandemia del paese. Nonostante la rimozione delle misure “zero Covid” alla fine del 2022, la performance cinese è stata meno dinamica del previsto, anche a causa dell’aggravarsi della crisi delle società immobiliari.

Stati Uniti

Nel 2023, il Pil degli Stati Uniti è cresciuto del 2,5%. Durante l’anno, l’attività economica è stata particolarmente vivace, sostenuta da una robusta spesa per consumi supportata dalle solide condizioni del mercato del lavoro. Le famiglie, a differenza di molti altri paesi, hanno continuato a finanziare i consumi, utilizzando l’extra-risparmio accumulato dall’inizio della pandemia, che però ha iniziato a ridursi.

Eurozona

L’area dell’euro ha risentito negativamente del deterioramento del clima di fiducia dei consumatori e degli effetti asimmetrici sui prezzi dell’energia. Inoltre, l’inasprimento delle condizioni creditizie ha penalizzato in particolare il settore manifatturiero e gli investimenti privati. La crescita media del Pil dell’area euro nel 2023 è stata modesta (+0,4%), in netta decelerazione rispetto al +3,4% dell’anno precedente. Tra le principali economie dell’euro, la Spagna è cresciuta del 2,5% e la Francia dello 0,9%. La Germania è stata l’unica tra i maggiori paesi dell’area a registrare un calo del Pil (-0,3%), avendo risentito maggiormente delle difficoltà di approvvigionamento e dei rialzi dei prezzi dei prodotti energetici causati dalle tensioni geopolitiche. A febbraio, l’Economic Sentiment Indicator della Commissione europea è sceso di 0,7 punti a causa della minore fiducia nei servizi, nel commercio al dettaglio e nelle costruzioni. Nelle principali economie, l’ESI si è deteriorato in misura più marcata in Italia (-1,6 punti) mentre flessioni di minore entità hanno caratterizzato Germania (-0,6), Francia (-0,3) e Spagna (-0,2).

 

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