Maternità e lavoro, donne ancora penalizzate in Italia
Secondo un rapporto di Save The Children una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre
di Redazione
La nascita di un figlio contribuisce ad alimentare le disparità di genere nel mondo del lavoro italiano. Un rapporto di Save The Children, Le Equilibriste, la maternità in Italia, diffuso a una manciata di giorni dalla Festa della mamma, riporta statistiche e dati che tracciano un quadro preoccupante per l’Italia, alle prese con un problema demografico. Nel nostro paese da diversi anni si registra un trend al ribasso per le nascite, che nel 2023 hanno raggiunto il minimo storico, fermandosi sotto le 400 mila unità. Una contrazione che ha iniziato a coinvolgere anche la componente straniera che in passato aveva aiutato ad arginare l’emorragia di nascite.
Tanti sono i fattori che incidono sul fenomeno, incluse le difficoltà incontrate dalle neo-mamme nel mondo del lavoro: in tante, infatti, sono costrette a lasciare l’occupazione, appena dopo il parto. Nel 2022 sono state effettuate complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarie per genitori di figli in età 0-3 in tutto il territorio nazionale, (+17,1% su base annua), il 72,8% delle quali riguarda le lavoratrici (44.699).
Anche quest’anno nelle motivazioni tra uomini e donne per le convalide, emerge una differenza significativa. Per le donne, infatti, quella principale è la difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino/a: il 41,7% ha attribuito questa difficoltà alla mancanza di servizi di assistenza, mentre il 21,9% ha indicato problematiche legate all’organizzazione del lavoro.
Su quest’ultimo aspetto, è utile consultare anche il Rapporto BES 2023 sul benessere equo e sostenibile in Italia dell’Istat, secondo cui rimane inalterato il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne (di 25-49 anni) con almeno un figlio in età prescolare e di quelle senza figli: sebbene il tasso aumenti per entrambe – spiega l’Istituto -, il rapporto, a svantaggio delle madri, non mostra variazioni rispetto al 2022. Dal punto di vista della conciliazione lavoro-famiglia, osserva poi l’Istat, non si osservano apprezzabili miglioramenti e anche l’indice di asimmetria nel lavoro familiare (che misura quanta parte del tempo dedicato, da entrambi i partner, al lavoro domestico è svolto dalle donne) rimane stabile al 61,6%, interrompendo la tendenza al miglioramento osservata negli anni precedenti.