Così le migrazioni interne e internazionali nel biennio 2022/2023
L’Istat rileva intensi flussi di immigrazione straniera, mentre risultano in lieve ripresa mobilità interna ed espatri
di Redazione
Nel biennio 2022-23 sono particolarmente intense le immigrazioni dei cittadini stranieri (complessivamente 697 mila). Flussi in aumento, ma meno consistenti, per gli espatri (207mila in due anni, con una variazione media del 10% sul 2021). La mobilità interna è in lieve crescita: in media annua circa un milione 458 mila trasferimenti nel biennio, +2,4% rispetto al 2021. Questa, in sintesi, la fotografia dell’Istat contenuta nel report Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente – Anni 2022/2023. Dal report emerge anche che un emigrato italiano su tre ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni: in totale sono 35 mila nel 2022, di cui poco meno di 18 mila in possesso almeno di una laurea.
Al termine della fase più acuta della pandemia (2020-21), il biennio 2022-23 ha segnato una ripresa significativa nella mobilità interna e nelle immigrazioni dall’estero. Tuttavia, le emigrazioni rimangono inferiori ai livelli pre-pandemici. Nel 2023, i cambi di residenza tra i Comuni hanno interessato 1.444.000 cittadini, con una leggera diminuzione rispetto al 2022 (1.471.000, -1,8%). La maggior parte dei trasferimenti ha riguardato cittadini italiani, ma i tassi di mobilità interna mostrano che gli stranieri sono più propensi a spostarsi, con un tasso di mobilità doppio rispetto agli italiani (49,0 per mille contro 20,7 per mille). Le registrazioni da paesi esteri sono aumentate negli ultimi due anni, con 411.000 iscrizioni nel 2022 e 416.000 nel 2023, segnando un incremento del 30% rispetto al 2021 (318.000). Questo aumento è attribuibile esclusivamente all’immigrazione straniera (+43%), mentre i rimpatri di cittadini italiani sono diminuiti (-13%).
Le cancellazioni per l’estero hanno mostrato un calo generale. Dal picco di 180.000 emigrazioni nel 2019, si è scesi a 150.000 nel 2022 e ulteriormente a 142.000 nel 2023. La riduzione nel 2023 è dovuta principalmente al calo delle emigrazioni straniere (-33%), mentre si osserva un lieve aumento degli espatri italiani (108.000, +8,3%). I trasferimenti di residenza possono interessare singoli individui o interi nuclei familiari. Nel 2022, oltre il 90% degli individui che si sono spostati facevano parte di una famiglia, mentre i movimenti di persone in convivenza sono stati minoritari.
L’analisi dei flussi migratori, aggiunge l’Istat, rivela che, tra i residenti in famiglia, coloro che si spostano da soli variano a seconda del tipo di migrazione: 53% per i movimenti interni, 59% per le immigrazioni e 66% per le emigrazioni. Il 42,3% dei trasferimenti interni coinvolge nuclei da due a quattro componenti, mentre per i movimenti internazionali la percentuale scende al 37% per gli immigrati e al 29% per gli emigrati. Considerando i nuclei familiari con più di due componenti, il 77% dei movimenti interni è composto da italiani, il 56% per l’emigrazione e solo il 13% per l’immigrazione. Al contrario, i nuclei composti esclusivamente da stranieri rappresentano il 12% dei trasferimenti interni, il 26% dell’emigrazione e il 78% dell’immigrazione.
Mobilità interna
La regione del Nord-est – prosegue l’analisi dell’Istat – si conferma essere la più attrattiva d’Italia, con un tasso di migrazione media annuale di +2,4 per mille negli anni 2022-2023. Tra le aree di questa regione, l’Emilia-Romagna si distingue con un tasso di migrazione netta di +3,6 per mille. Nel Nord-ovest, il tasso migratorio medio annuo è leggermente inferiore, registrando +1,8 per mille, influenzato positivamente dall’attrattività della Lombardia, che presenta un tasso di +2 per mille. Il Centro mostra un incremento moderato, con un tasso di +0,6 per mille. Al contrario, il Sud e le Isole evidenziano una tendenza negativa, con tassi di -3,5 per mille e -2,7 per mille rispettivamente nel biennio 2022-2023. In particolare, la Basilicata (-5,7 per mille), la Calabria (-5,3 per mille), il Molise (-4,4 per mille) e la Campania (-4 per mille) mostrano un saldo migratorio nettamente negativo.
A livello provinciale, Pavia si posiziona al primo posto con il tasso di migrazione interna più alto (5,1 per mille), seguita da Bologna e Ferrara con +4,4 per mille e +4,3 per mille. Le province meno attrattive risultano essere Caltanissetta (-7,1 per mille), Reggio di Calabria (-6,7 per mille) e Crotone (-6,3 per mille). La composizione della mobilità interna rimane costante per quanto riguarda la distanza degli spostamenti: il 60% avviene all’interno della stessa provincia, il 10% all’interno della stessa regione e il 30% verso altre regioni. Di quest’ultimo gruppo, più di un terzo rappresenta i movimenti dal Mezzogiorno verso il Centro-nord.
Durante il biennio 2022-2023, si sono verificati 253.000 trasferimenti di residenza da comuni del Sud verso il Centro-nord, con una media annua di 127.000 movimenti, che rappresenta un incremento del +13,3% rispetto al 2021. I trasferimenti nella direzione opposta ammontano a 124.000, confermando una perdita netta di popolazione per il Mezzogiorno di circa 129.000 residenti. In generale, il 30% delle partenze dal Sud ha come destinazione la Lombardia, preferita dai residenti di molte regioni meridionali, ad eccezione di Abruzzo e Molise, i cui flussi migratori si orientano maggiormente verso il Lazio.
Flussi dall’estero
Nel periodo 2022-2023, afferma ancora l’Istituto nazionale di statistica, l’Italia ha registrato un incremento medio del 30% nelle iscrizioni dall’estero rispetto al 2021. Su un totale di 827.000 immigrazioni, il contributo maggiore proviene dai cittadini stranieri, con un aumento del 43% rispetto al 2021, mentre i rimpatri degli italiani hanno visto una diminuzione del 13%.
Analizzando la componente straniera, si osserva un trend in crescita rispetto ai livelli pre-pandemici. Dopo il picco del 2017 con 301.000 ingressi, dovuto anche ai flussi di richiedenti asilo e protezione umanitaria, dal 2018 si è stabilizzata una media annuale di circa 270.000 ingressi. Le restrizioni del 2020 per il virus pandemico hanno causato una riduzione significativa a 192.000 ingressi. Tuttavia, nel biennio 2022-23 si è assistito a un forte aumento, con 336.000 ingressi nel 2022 e 360.000 nel 2023, segnando rispettivamente incrementi del 38,1% e 47,8% rispetto al 2021.
Per quanto riguarda i paesi europei, si evidenzia un notevole aumento dei flussi migratori dall’Ucraina, a seguito del conflitto iniziato nel 2022, che ha portato quest’ultimo a essere il principale paese di provenienza nell’Est Europa nel biennio, con 30.000 ingressi nel 2022 e 33.000 nel 2023, quasi quattro volte in più rispetto al 2021. L’Albania, superando la Romania per la prima volta dal 2003, si posiziona al secondo posto con oltre 29.000 iscrizioni sia nel 2022 che nel 2023, con un aumento del 31,7% rispetto al 2021.