Ucraina, Putin: «Pronti a negoziare, ma Kiev deve ritirarsi da Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson e non aderire alla Nato»
Mosca è pronta a negoziare, ad oltre due anni di distanza dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Lo ha detto il leader del Cremlino, Vladimir Putin, in un intervento al ministero degli Esteri russo, dettando, però, anche le sue condizioni: ritiro completo dell’esercito ucraino dalle regioni “contese” – Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson – e la promessa del governo ucraino di non aderire alla Nato. A stretto giro la replica di Kiev: «Naturalmente non vi è alcuna novità, nessuna reale proposta di pace e nessun desiderio di porre fine alla guerra. È tutta una farsa», ha scritto su X il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak. Con le due posizioni, che continueranno a rimanere inconciliabili, il conflitto è destinato a proseguire, aumentando le probabilità di un’ulteriore escalation, minacciata, ancora una volta, da Putin: il mondo è «inammissibilmente vicino al punto di non ritorno» e rischia una «tragedia» a causa «dell’egoismo e dell’arroganza dei Paesi occidentali», che parlano della necessità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia senza considerare che essa «è in possesso di uno dei più grandi arsenali nucleari del mondo», ha detto il leader russo, nei prossimi giorni atteso in Corea del Nord, secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa sudcoreana, solitamente molto attenta a quanto accade al di là del confine, a Pyongyang. Intanto si rafforza il sostegno della coalizione occidentale all’Ucraina: durante il G7 in Italia, al quale ha preso parte anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato il via libera ad un nuovo prestito da 50 miliardi, dirottati dagli asset russi sequestrati, e inoltre Kiev ha sottoscritto con gli Stati Uniti un accordo di sicurezza della durata di dieci anni. «Le parti riconoscono che questo accordo costituisce un ponte verso l’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato», si legge nel documento.