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Solo il 45,9% degli italiani ha competenze digitali di base

È quanto rileva l’Istat. Nel panorama europeo il nostro è uno dei paesi con la quota più bassa di persone con tali requisiti

di Redazione

Le competenze digitali sono elementi sempre più centrali per un accesso al mercato del lavoro, ormai caratterizzato dall’automazione dei processi produttivi e dall’introduzione – si prevede in futuro pervasiva – dell’intelligenza artificiale. Come ricorda l’Istat in un focus proprio sul tema, uno degli obiettivi europei è di portare entro il 2030 all’80% la quota di popolazione tra i 16 e 74 anni con competenze digitali almeno di base in tutti e cinque i domini definiti dall’attuale Quadro di riferimento in materia. Al riguardo, il nostro paese appare molto indietro. Nel 2023, infatti, solo il 45,9% degli adulti possiede competenze digitali adeguate, oltre un terzo (36,1%) ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non ha alcuna competenza. 

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Nel panorama europeo, spiega l’Istat nel report Le competenze digitali dei cittadini – Anno 2023, l’Italia è uno dei paesi con la quota più bassa di persone con competenze digitali almeno di base, con una distanza dalla media UE27 di quasi dieci punti percentuali. Rispetto al 2021 aumenta lievemente la quota di cittadini europei con queste competenze (+1,6 punti percentuali), l’incremento più evidente si registra in Ungheria con +10 punti percentuali.

Tale andamento positivo non si rileva uniformemente visto che in dieci paesi si riscontra una mancata crescita. In particolare, il decremento più forte si registra in Lettonia (-5,5 punti percentuali), quindi in Croazia, Slovacchia e Lussemburgo (-4 punti percentuali). Tra le grandi economie si evidenzia una flessione in Francia (-2,3 punti percentuali), una stabilità in Italia e un aumento in Germania e Spagna (+3,3 e +2 punti percentuali, rispettivamente).

Tuttavia le competenze digitali sono caratterizzate da una disparità di genere a favore degli uomini in quasi tutti i paesi europei (in Italia, pari a 3,1 punti percentuali). Ad ogni modo lo svantaggio femminile, rileva l’Istat, è presente solamente a partire dai 45 anni, mentre fino ai 44 anni le donne risultano possedere maggiori competenze digitali rispetto agli uomini. Il principale fattore discriminante insieme all’età è il grado di istruzione: in Italia, tra le persone con titolo di studio di livello universitario il 74,1% ha competenze digitali almeno di base e per questo segmento di popolazione il divario con la media UE27 si riduce a -5,7 punti percentuali, mentre tra le persone con un titolo di studio basso, almeno la licenza media (il 22,6%) la distanza con la media UE27 è di 11 punti percentuali.

Non solo accesso al lavoro, nota l’Istat: le competenze digitali sono necessari anche per la riqualificazione delle persone in cerca di lavoro. In Italia nel 2023 i disoccupati in possesso di competenze digitali almeno di base in tutti e cinque i domini sono il 38,7% rispetto al 47,7% della media UE27. Il valore registrato per il nostro paese risulta in linea con la Germania, ma distante dalla Spagna e dalla Francia di oltre 18 punti percentuali. La diffusione delle competenze digitali è più elevata tra gli occupati: in Italia, il 56,9% raggiunge un livello almeno di base nei cinque domini. Anche in questo caso, si osserva un divario ampio con la media dell’UE27 (il 64,7%) e, tra le maggiori economie, con la Francia (67,5%) e la Spagna (75,4 %), mentre la Germania mostra valori poco superiori a quelli italiani.

Anche il settore di attività economica, osserva ancora l’Istituto nazionale di statistica, può influenzare il livello e la tipologia di competenze. In Italia, come in altri paesi europei – si legge nel report –, la quota più elevata di occupati con competenze digitali almeno di base si evidenzia nei Servizi di informazione e comunicazione e nelle Attività finanziarie e assicurative (80% circa). Segue col 76,7% l’aggregato del Settore immobiliare e dei servizi alle imprese e altre attività professionali, che si colloca davanti al settore Pubblica amministrazione, difesa e assicurazione sociale obbligatoria (71,8%). L’Industria in senso stretto e il Commercio si collocano appena sotto il valore medio, mentre i valori più bassi si osservano nel settore Agricoltura, silvicoltura e pesca (32,5%) e in quello delle Costruzioni (43,8%).

 

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