Salute, una cattiva alimentazione costa ad ogni italiano circa 300 euro l’anno
Una cattiva alimentazione costa ad ogni italiano circa 300 all’anno (oltre ai rischi per la salute) e incide sul Prodotto interno lordo europeo, causandone una contrazione del 3,3%. Lo sostiene il rapporto, “Malattie, cibo e salute”, della Fondazione Aletheia, presieduta da Stefano Lucchini, diretta da Riccardo Fargione, con il coordinamento delle attività scientifiche del professore Antonio Gasbarrini, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Esiste infatti una correlazione tra diete e modelli nutrizionali sbagliati, l’insorgenza di malattie e l’incremento dei costi economico-sociali. Le malattie legate ad un’alimentazione sbagliata, con un consumo eccessivo di prodotti ultra-processati – come il sovrappeso, il diabete, che riguardano una porzione crescente della popolazione maggiorenne – fanno infatti schizzare la spesa sanitaria: lo studio quantifica il costo dell’aumento di sovrappeso, che rappresenta il 9% della spesa sanitaria nazionale, pari a 289 euro in più all’anno per ogni italiano. Un’inversione di tendenza è possibile, ovviamente. E i benefici sarebbero notevoli: secondo il rapporto, infatti, una riduzione del 20% delle calorie assunte da alimenti ad alto contenuto di zucchero, sale e grassi saturi potrebbe prevenire in Italia 688mila malattie croniche entro il 2050 e far risparmiare 278 milioni di euro l’anno di spesa sanitaria: circa 7 miliardi nei prossimi 25 anni. Secondo il professor Claudio Franceschi, emerito di immunologia all’Università di Bologna e tra gli autori della ricerca, «la dieta mediterranea rappresenta un elemento cardine per la salute dei cittadini poiché ha una serie di effetti favorevoli sulla composizione corporea, lo stato infiammatorio cronico caratteristico dell’invecchiamento ed anche su tutta una serie di parametri cognitivi». Per il direttore di Aletheia, Riccardo Fargione, spiega che si assiste spesso «a disinformazione e strumentalizzazioni che spingono verso modelli di consumo dannosi per i cittadini. Non possiamo permetterlo in un Paese, come l’Italia, che vanta una cultura ed un patrimonio enogastronomico di assoluta eccellenza. Ma non possiamo permetterlo neanche a livello globale, per il bene dei cittadini e dei nostri figli. Ed è per questo che con la Fondazione Aletheia ci siamo dotati di un team di medici e scienziati di altissimo profilo per provare a scardinare falsi miti e mettere ordine su un tema delicatissimo».