Medio Oriente, Blinken in Israele. Hamas: «Nessun progresso nei colloqui»
«Non c’è alcun progresso nei colloqui per il cessate il fuoco. La nuova proposta è considerata una concessione rispetto a quella americana del 2 luglio, che Hamas aveva accettato dopo le garanzie da parte dei mediatori e degli Stati Uniti». Le parole del portavoce dell’ufficio politico di Hamas, Moussa Abu Marzouk, non lasciano enormi spiragli di speranza. La ripresa dei colloqui tra le parti in Medio Oriente non ha prodotto, fin qui, risultati concreti, mentre si registra l’ennesima missione nella regione del segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Nei giorni scorsi il presidente americano Joe Biden aveva mostrato un certo grado di ottimismo riguardo il probabile raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas, ma le parti in causa sono sembrate, al contrario, più caute. Oggi Blinken ha incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu (e più tardi anche il ministro della Difesa, Yoav Gallant), ma già prima aveva avuto colloqui con il presidente Isaac Herzog, ribadendogli l’opportunità di un’intesa sugli ostaggi e sul cessate il fuoco. Secondo quanto riferito dal Times of Israel, Herzog ha però voluto sottolineare, pur riconoscendo gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Egitto e Qatar, che finora il mancato raggiungimento di un accordo è dipeso da Hamas. Quest’ultima, a sua volta, accusa Netanyahu di ostacolare il dialogo. In particolare, secondo l’organizzazione palestinese, Netanyahu starebbe «ponendo nuove condizioni per sabotare i negoziati, tra cui il mantenimento del controllo sul corridio Filadelfia, sul valico di Rafah e sul corridoio Netzarim». Hamas ha infine rivendicato l’esplosione che ieri ha provocato la morte di un uomo a Tel Aviv, un’operazione condotta con la Jihad islamica.