Netanyahu: «Saldato il conto, ma battaglia non terminata»
«Abbiamo messo fine al conto aperto nei confronti di Sinwar, ma la battaglia non è terminata. Noi continueremo con tutte le forze finché gli ostaggi rimasti non saranno riportati a casa. Questa è una promessa». Dopo che è stata confermata la morte di Yahya Sinwar, leader di Hamas, a seguito di un raid nella Striscia di Gaza, il premier israeliano ha preso la parola e si è rivolto così ai cittadini. Il successo militare di Israele non sembra dunque mettere, al momento, un punto al conflitto e da parte sua l’organizzazione palestinese afferma che «non può essere eliminata» in quanto «movimento di liberazione guidato da persone che cercano libertà e dignità», per riprendere le parole di un alto responsabile del gruppo rilasciate all’Afp. È forse in questa direzione che va la convocazione di una riunione speciale del governo israeliano, l’indomani della morte di colui che era considerato la mente degli attacchi del 7 ottobre. Intanto Mosca si dice preoccupata per gli ultimi sviluppi nello scacchiere mediorentale. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dalla Tass, ha infatti osservato che «la cosa principale per noi sono le conseguenze per la popolazione pacifica, abbiamo serie preoccupazioni al riguardo», aggiungendo dunque che «il disastro umanitario che si osserva sia a Gaza che in Libano è oggetto della nostra seria preoccupazione». Che la situazione sia tutt’altro che risolta, lo ha ribadito oggi da Istanbul, Turchia, anche il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, come riporta Mehr. «Nella regione esiste ormai una consapevolezza comune del pericolo dei conflitti a Gaza