Lavoro: forti squilibri tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia
Lo rileva l’ISTAT nel rapporto BES dei Territori che confronta le performance di 14 città metropolitane, da Nord a Sud
di Redazione
Il mercato del lavoro italiano continua ad essere caratterizzato da grossi squilibri territoriali, con un’accentuata polarizzazione geografica tra il Nord e il Sud del Paese. Lo sottolinea l‘ISTAT, l’Istituto nazionale di statistica, diffondendo il report BES dei Territori che consente di confrontare le 14 città metropolitane – dove vive il 36,2% della popolazione – su diversi temi, incluso il “lavoro e la conciliazione dei tempi di vita”.
Diversi sono i “gli indicatori del dominio” presi in considerazione: tasso di occupazione nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, il tasso di mancata partecipazione al lavoro, il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente, il tasso di occupazione giovanile (15-29 anni), il tasso di mancata partecipazione al lavoro giovanile (15-29 anni) e le giornate retribuite nell’anno (quest’ultimo dato, relativo al 2022 e fornito dall’INPS, è esclusivamente riferito ai lavoratori dipendenti).
Dal confronto di ciascun indicatore di ogni città presa in esame con il valore nazionale, emerge le condizioni di benessere dei centri urbani centro-settentrionali siano «generalmente» migliori rispetto a quelle del Mezzogiorno. Poche sono le eccezioni «a questo schema ben delineato». In particolare, Milano e Bologna sono caratterizzate da situazioni di vantaggio molto marcato, per tutti gli indicatori del dominio (il capoluogo lombardo presenta anche il valore più basso del tasso di infortuni).
Moderato, invece, il vantaggio rispetto alla media nazionale, rilevato a Roma, per tutti gli indicatori: i valori sono sempre abbastanza prossimi alle medi di confronto.
Cagliari si differenzia per un profilo molto prossimo alla media nazionale per la maggior parte degli indicatori del dominio a eccezione dei tassi di mancata partecipazione al lavoro, entrambi più alti dei valori medi nazionali e in particolare per la classe giovanile (15-29 anni), con un valore che supera di oltre 10 punti percentuali la media nazionale.
Particolarmente critiche le situazioni a Napoli, Reggio Calabria e Palermo con tutti gli indicatori a livelli di benessere nettamente inferiori rispetto alla media.
Il differente tasso di occupazione per la classe di età 10-64 anni è la prima misura del divario territoriale tra Nord e Centro e il Mezzogiorno, anche se all’interno di questa dicotomia esistono significative differenze. Torino e Roma, ad esempio, registrano i valori più bassi dell’indicatore per le città metropolitane del Centro-Nord (70,8 e 70,4%, rispettivamente) circa 8 punti percentuali in meno di Bologna (78,4%), mentre per il Mezzogiorno Cagliari (65,3%) presenta un valore molto vicino al livello nazionale seguita da Bari (60,1). Invece per tutte le altre Città metropolitane meridionali, il divario dall’Italia è molto ampio, con valori per Reggio Calabria (45,0) e Napoli (45,4) particolarmente bassi.
Il discorso non cambia molto per lo stesso indicatore per la classe giovanile (15-29 anni), con il valore minimo a Reggio Calabria (17%) mentre a Milano, Genova, Venezia, Bologna sfonda il 40%.