Corea del Sud, ora Yoon Suk-yeol rischia l’impeachment
Sono migliaia i manifestanti che a Seul hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, dopo che nella giornata di ieri ha imposto la legge marziale, salvo revocarla in un successivo momento. Tutto è successo in poche ore. Yoon, a sorpresa, ha annunciato ieri durante un messaggio in tv la legge marziale «per salvaguardare una Corea del Sud liberale dalle minacce poste dalle forze comuniste della Corea del Nord e per eliminare gli elementi anti-Stato». L’accusa che il presidente ha rivolto all’opposizione che controlla il Parlamento è di simpatizzare con Pyongyang e paralizzare l’attività governativa. Ma anche molti esponenti del suo partito (PPP) si sono detti subito contrari alla decisione e a seguito del voto dei deputati per il ritiro della legge marziale, Yoon ha infine revocato la misura e l’esercito è tornato a svolgere le sue normali funzioni. Non sono chiare le motivazioni che lo hanno spinto a tanto, molti osservatori ritengono che la mossa potrebbe avere a che fare con alcuni scandali che lo riguardano. Dopo la revoca della legge marziale, le opposizioni hanno depositato la richiesta di impeachment ai suoi danni, che secondo l’agenzia di stampa Yonhap potrebbe essere votata il 6 o il 7 dicembre. Intanto si è dimesso il ministro della Difesa, Kim Yong-hyun. «Sono profondamente dispiaciuto e mi assumo la piena responsabilità per il caos e la preoccupazione causati all’opinione pubblica in merito alla legge marziale», le sue parole. Il caos politico scoppiato a Seul ha destato immediata preoccupazione nella comunità internazionale, temendo conseguenze nella penisola, considerate le precarie relazioni con i vicini della Corea del Nord.