Medio Oriente, raid israeliani sulla Siria
Mohamed al-Bashir, già capo del governo di salvezza nazionale a Idlib, come anticipato nelle scorse ore è stato nominato primo ministro ad interim del governo di transizione siriano: resterà in carica fino all’1 marzo 2025. Ad ogni modo, la fuga dell’ex presidente Bashar al Assad, non sembra mettere fine – al momento – alla crisi siriana. Israele sta eseguendo una serie di raid sul paese (compresa Damasco), con l’obiettivo primario di distruggere i siti di produzione degli armamenti, al fine di evitare che possano essere utilizzati ai suoi danni. Inoltre c’è la questione legata alle alture del Golan, su cui il premier Benjamin Netanyahu ha affermato che «appartengono a Israele per l’eternità», rivendicando inoltre la caduta di Assad come una conseguenza dei colpi inferti ad Hamas e Hezbollah. L’area interessata rientrava nell’accordo che seguì la guerra dello Yom Kippur, prevedendo l’istituzione, appunto, di una “zona cuscinetto”. Tuttavia la mossa di Israele di spingersi oltre è stata criticata da Giordania ed Egitto. Sulla situazione in Siria è intervenuto anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, da sempre critico con le operazioni militari condotte da Israele a Gaza e in Libano. «D’ora in poi, non possiamo permettere che la Siria venga divisa di nuovo. Qualsiasi attacco alla libertà del popolo siriano, alla stabilità della nuova amministrazione siriana e all’integrità del suo territorio – ha detto Erdogan – ci vedrà al fianco del popolo siriano».