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Gli italiani e i media: cosa leggono, come si informano

Si predilige sempre di più lo smartphone. Nel 2023 cresce di poco la quota di chi ha letto almeno un libro

di Redazione

Lo smartphone è il mezzo preferito per informarsi dall’83,7% degli italiani. Il 37,9% predilige le ricerche mirate, mentre il 28,2% consulta più fonti per avere una visione completa e dettagliata. Il 25,4% legge interi articoli, mentre il 13,2% si limita ai titoli. Tra le altre abitudini di fruizione, il 12,3% legge anche i commenti dei lettori e follower, il 12,1% guarda soprattutto video (con il 16,7% nella fascia tra i 14 e i 29 anni), e l’8,1% si concentra esclusivamente sulle immagini (che salgono al 9,7% tra i giovani). È quanto emerge dal consueto Rapporto sulla situazione sociale del paese del Censis, giunto quest’anno alla 58esima edizione. Il 5,2% degli italiani, osserva quindi l’istituto, commenta articoli e scrive post, il 4,6% condivide contenuti, e il 3,7% ascolta podcast. Questa divisione riflette due categorie di utenti: lettori e visualizzatori. Sebbene i visualizzatori siano ancora minoritari, la loro presenza è in rapida crescita, sostenuta sia dalle piattaforme visive come Instagram, Telegram e TikTok, sia dalla progressiva disaffezione verso la lettura di testi lunghi.

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Leggere in Italia: una pratica in declino?

Va da sé che leggere libri non sia sempre una pratica uniforme. Nel 2023 – rileva l’Istat – il 48,3% degli italiani ha letto almeno un libro nell’anno, in leggero aumento rispetto al 42,7% del 2022 e al 43,7% del 2019, ma in netto calo rispetto al 59,4% del 2007. Più della metà della popolazione italiana non legge affatto, né libri cartacei né e-book. Il dato scende ulteriormente se si considerano coloro che leggono almeno tre libri a stampa l’anno: appena il 25,1%, pur segnando un lieve miglioramento rispetto al 21,3% del 2019. Per quanto riguarda fumetti e graphic novel, l’8% degli italiani con almeno 14 anni li ha letti nell’ultimo anno. Tra questi prevalgono gli uomini (10,7% contro il 5,3% delle donne) e le persone con un livello di istruzione più alto (9,7% tra diplomati e laureati rispetto al 5,8% dei meno scolarizzati). Gli audiolibri restano una nicchia, apprezzati solo dal 5,3% degli italiani.

Politically correct, ideologia woke e cancel culture

Gli italiani si mostrano favorevoli all’adozione di regole per evitare linguaggi offensivi o discriminatori nei media. Il consenso più elevato (76,9%) riguarda le espressioni riferite all’aspetto fisico (persone sovrappeso, obesi, disabili, ecc.). Seguono le regolamentazioni sul linguaggio legato a differenze religiose (74%), orientamento sessuale (73,7%), identità di genere (72,6%) e specificità etniche e culturali (72,5%). Tuttavia, il discorso cambia nelle conversazioni quotidiane: il 69,3% degli italiani si dichiara infastidito dal fatto che si rischi di offendere qualcuno con un’espressione ritenuta inopportuna. Sul tema della cancel culture, solo il 21,4% ritiene che le opere d’arte del passato che oggi possono urtare la sensibilità debbano essere accantonate.

 

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