Perché Trump vince
Per anni ci siamo raccontati l’America come un paese a compartimenti stagni. E così gli americani. O democratici o repubblicani. Molti indecisi, d’accordo, ma (quasi) sempre orientati verso il candidato più convincente. Quindi pure loro democratici o repubblicani all’occorrenza. Mica che nella storia statunitense non sono mancate storie di schegge impazzite o frange estreme, anzi. Almeno una ogni tornata elettorale. Stavolta, però, è diverso. L’America sta cambiando. Non perché c’è chi vota Trump, che di per sé è l’ultimo sintomo del mutamento percepito (ci arriviamo). Ma perché, soprattutto durante l’amministrazione Obama, il paese si è reso protagonista di cambiamenti epocali — accettandoli, cosa inimmaginabile soltanto pochi anni prima — che hanno influenzato, o stanno influenzando, le scelte altrove. Anche Hillary Clinton, oggi, afferma con convinzione cose che in passato non sosteneva, non allo stesso modo almeno. E che c’entra Trump, uno che è il contrario di tutto, che tornerebbe indietro su molte questioni e su molte altre potrebbe scardinare i vecchi vessilli della destra?