Frena l’export dall’Italia
Per la Commissione europea l’Italia continua a presentare importanti squilibri macroeconomici – al pari di altri paesi Ue –, in particolare su alto debito, bassa competitività, sofferenze bancarie e disoccupazione. Ma in generale, quello attuale, si può definire un momento delicato a causa di un rallentamento economico più generale.
Anche Fitch, che di recente ha tagliato le stime di crescita per l’Italia e per l’Eurozona, ha osservato i punti deboli: investimenti a livelli non ancora soddisfacenti e performance dell’export che, in previsione, continuerà ad essere un fattore frenante della nostra economia.
Nell’industria in senso stretto – ha osservato l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana –, dopo la diminuzione del valore aggiunto (-0,1%) registrato nell’ultimo trimestre del 2015, le informazioni disponibili per i primi mesi dell’anno confermano la fase di debolezza. A gennaio le esportazioni nell’area extra-Ue hanno segnato un calo su base congiunturale in tutti i comparti e a febbraio l’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere ha registrato un lieve peggioramento.
Il calo dell’export, in effetti, è cominciato soprattutto negli ultimi mesi dello scorso anno. A dicembre l’export ha evidenziato una flessione del 2,2%. Mentre nel corso del 2015 i mercati più dinamici sono stati gli Stati Uniti (+20,9%), il Belgio (+10,6%), l’India (+10,3%) e la Spagna (+10,1%), il contributo dell’Italia alle esportazioni dell’area Ue ha registrato una diminuzione, seppur minima, rispetto al 2014. Tra le principali economie la Germania soltanto è riuscita a incrementare la quota sull’export dell’Ue (da 24,3% a 24,7%). La Francia è rimasta stabile e la Spagna, al contrario, ha visto ridurre il proprio contributo di un decimo di punto.
Un mercato di solito strategico, che nel 2015 è però crollato, è stato quello russo. Coldiretti – considerando alcune eccellenze del Made in Italy, tra cui l’alimentare – ha stimato nel mese di gennaio 2016 un consistente calo delle esportazioni del 24% rispetto all’anno precedente. E ad ogni modo l’export verso i paesi extra Ue è sceso a gennaio del 6,2% rispetto a dicembre 2015 e su base annua del 7,9% (Istat).
Anche il commercio dell’Eurozona ha subìto, nel suo complesso, un rallentamento a causa soprattutto della debolezza mostrata in questa fase dalle economie emergenti. In questo senso preoccupa il dato cinese, il cui export è crollato del 25% a febbraio. La Cina ha poi visto diminuire gli ordini, anche dai mercati vicini, un segnale che conferma la diminuzione della domanda a livello globale.