I posti di lavoro persi durante la crisi
L’aumento occupazionale registrato lo scorso anno – secondo l’ISTAT, nel 2015 il tasso di occupazione è aumentato dello 0,84% su base annua – non ha permesso di recuperare i tanti posti di lavoro persi negli anni della crisi.
Una ricerca dell’Ufficio Studi di Confcommercio ricorda che, tra il 2008 e il 2014, la crisi economica ha bruciato complessivamente oltre un milione e 800mila posti di lavoro, la maggior parte dei quali nelle regioni meridionali del Paese.
Confrontando i dati sull’occupazione relativi al 2015 con quelli del 2007, il Centro Studi ImpresaLavoro ha osservato che la crisi economica ha aumentato ulteriormente il divario tra le aree economicamente più avanzate e il Mezzogiorno: tra tutte le provincie meridionali, Brindisi è l’unica ad avere un saldo (leggermente) positivo, con 591 posti di lavoro in più rispetto al 2007. Non che nel resto del Paese le cose vadano tanto meglio: il numero degli occupati è inferiore rispetto al periodo pre-crisi in 72 province italiane su 110.
La crescita dell’occupazione registrata nel 2015 dovrebbe proseguire anche quest’anno, seppure a ritmi inferiori. Secondo le previsioni elaborate da Prometeia e diffuse nel marzo scorso, nel 2016 l’occupazione aumenterà dello 0,4% (contro lo 0,84% in più su base annua dell’anno precedente) mentre il tasso di disoccupazione – ovvero il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la forza lavoro – dovrebbe oscillare intorno all’11,5%. Le cose dovrebbero andare bene anche l’anno successivo.
Prometeia osserva che il consolidamento della ripresa economica – secondo le ultime stime di Bankitalia, il Prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe crescere sia nel 2016 (+1,1%) che nel 2017 (1,2%) – incentiverà un ulteriore incremento dell’occupazione anche nel 2017 e eviterà, allo scadere degli incentivi nel 2018, che non si verifichi un contraccolpo negativo.