Usa 2016. La guerra al terrorismo di Trump e Clinton
In piena campagna elettorale per la presidenza, gli Stati Uniti si trovano a fronteggiare nuovamente il terrorismo islamico. La terribile strage di Orlando, in cui hanno perso la vita 49 persone della comunità lgbt e altre 27 sono rimaste ferite, scava un solco profondo tra i due candidati e mette l’opinione pubblica americana di fronte a un bivio. Da una parte la chiusura di Donald Trump, dall’altra la politica sulla restrizione della vendita di armi di Hillary Clinton. Quel che è certo è che gli ultimi avvenimenti in Florida sono stati una doccia fredda per l’America.
La rivendicazione dell’attacco da parte dell’Isis non fa altro che rafforzare le rigide posizioni, in materia di immigrazione, di Trump: “Sospenderò l’immigrazione da quei Paesi che hanno una storia di terrorismo contro gli Stati Uniti. Fino a quando questa minaccia non si sarà esaurita resteremo in questa situazione, non abbiamo scelta”. Il tycoon rivendica adesso la bontà delle proprie proposte: chiudere le frontiere e bombardare a tappeto la Siria. E attacca ferocemente sia la sua rivale democratica per aver favorito le operazioni in Libia contro Gheddafi, che la Nato, colpevoli, a suo dire, di aver alimentato l’odio nel mondo islamico. Quello che però sembra sfuggire a Trump è la natura dell’ultimo attentato, assimilabile, in questo caso, a quelli che hanno colpito l’Europa negli ultimi mesi: si tratta di un terrorismo nato e cresciuto nello stesso Paese che viene attaccato. Un terrorismo made in Usa, educato a stelle e strisce, che adesso vuole scatenare la jihad in casa propria, imprevedibile, figlio della capacità dello Stato Islamico di ispirare azioni individuali, di fornire un riferimento ideologico in grado di ispirare singoli individui, i “lupi solitari”.
Ed è proprio contro questi ultimi che si scaglia Hillary Clinton, che ha promesso di identificare quelli che si trovano in America: “Colpiremo senza pietà”. La candidata democratica ha inoltre ribadito la sua posizione di apertura nei confronti dei fedeli islamici: “Ciò che ritengo
sia pericoloso, è demonizzare un’intera religione, facendo così il gioco dello Stato islamico. Deve essere denunciato da chiunque indipendentemente dalla religione”.
Ritorna così lo scontro tra i due candidati su una legge più restrittiva che regolamenti la vendita di armi. L’ex first lady ha espresso chiaramente la sua posizione in merito, all’indomani della strage: “Dobbiamo tenere armi come quelle usate la scorsa notte lontano dalle mani dei terroristi o di altri violenti criminali. Questo è il più terribile massacro nella storia degli Stati Uniti e ci ricorda una volta di più che armi da guerra non devono avere posto nelle nostre strade. È arrivato il momento di unirci e fare di tutto per difendere le nostre comunità e il Paese”.
Mentre la Clinton chiede controlli più severi, Trump ha cercato e ottenuto l’appoggio della National Rifle Association e degli attivisti pro-gun. D’altra parte il tema del controllo delle armi non è di facile presa sull’opinione pubblica. Non è la prima volta che la famiglia Clinton prova a porvi un freno: durante la sua presidenza, Bill, firmò il Federal Assaul Weapons Ban, che metteva al bando l’uso da parte dei civili di armi da fuoco semiautomatiche. Il bando è scaduto nel 2004 e qualsiasi tentativo di reintrodurlo è fallito. Un sondaggio Gallup dello stesso anno mostrava come solo il 47% degli americani fosse a favore di norme più restrittive, nonostante tutte le analisi mostrassero che più controllo significa meno morti. Tuttora qualsiasi vero tentativo di far passare una legge continua a scontrarsi contro una strenua difesa del Secondo Emendamento (che garantisce il diritto di possedere armi) da parte di buona parte del Paese. Negli ultimi anni, nonostante l’aumento dei morti in massacri di massa, si è andati verso un allargamento nel diritto al porto d’armi. Indiana, Kansas e North Carolina, Stati controllati dal partito repubblicano, hanno passato leggi che consentono di portare armi da fuoco in chiesa, scuole elementari, casinò e campus universitari, oltre a rendere “confidenziali” i documenti sul porto d’armi nascosto e allargare la nozione di legittima difesa. Di fronte ai tentativi di Obama di far passare una legge, pistole, fucili e munizioni sono andati a ruba nei negozi specializzati e i gruppi a difesa del Secondo Emendamento hanno visto aumentare in modo consistente le richieste di adesione.
Insomma, anche se le posizioni dei due candidati sono diametralmente opposte, il punto comune resta la guerra al terrorismo e alla violenza. Ma in un’America ferita e in lutto sembra decisamente difficile capire quale sia il candidato più adatto a portarla avanti.
Le puntate precedenti:
Usa 2016. L’eredità politica di Obama
Usa 2016. Hillary Clinton fa la storia
Usa 2016. Sognando la California
Usa 2016. Obbligata a vincere: Hillary Clinton
Usa 2016. Tutto e il contrario di tutto: Donald Trump