Usa 2016. La questione razziale irrompe nella campagna elettorale
Il razzismo torna in primo piano negli Stati Uniti e, sullo sfondo delle elezioni presidenziali, è impossibile non vedere agitarsi i fantasmi dei conflitti interni che l’America si trovò ad affrontare sul finire degli anni ’60, quando la divisione interna del paese raggiunse uno dei suoi momenti più critici.
Se le tensioni razziali erano già forti dopo l’uccisione da parte della polizia di due afroamericani, Alton Sterling e Philando Castile, colpiti a morte durante controlli di routine, all’indomani dei funerali dei cinque agenti bianchi uccisi da un cecchino nero a Dallas, durante una manifestazione per i diritti degli afroamericani, i conflitti sociali non accennano a placarsi, spaccando il paese da Est a Ovest, con decine di manifestazioni e altrettanti arresti. Alla politica il compito e la necessità di calmare l’animo di un’America sgomenta.
Indispensabili e forti, a questo proposito, le dichiarazioni del Presidente Obama: “Il razzismo non è finito con Martin Luther King. I pregiudizi rimangono, tutti nella vita ci imbattiamo nell’essere bigotti. Se siamo onesti, siamo in grado di sentire i pregiudizi dentro di noi. Dobbiamo respingere la disperazione che molti sentono dopo le recenti sparatorie, non siamo così divisi come sembra”. Il presidente Usa ha ricordato i cinque agenti uccisi elogiandoli: “Nonostante il fatto che la polizia fosse il soggetto della protesta, quegli uomini hanno fatto il loro lavoro, stavano servendo il Paese. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei poliziotti fa un lavoro incredibilmente duro e pericoloso in modo professionale e giusto, quindi merita il nostro rispetto”. E ha avvertito: “Chiunque dice che gli agenti sono tutti corrotti o agiscono in base a pregiudizi non solo indebolisce, ma mina la causa della giustizia che le forze dell’ordine promuovono”.
L’ombra dell’instabilità sociale si allunga inevitabilmente anche sulla corsa alla Casa Bianca, dove, nonostante i tentativi di pacificazione portati avanti dai candidati, si riapre il dibattito sul facile accesso alle armi e sull’uso della forza da parte dei corpi di polizia.
Hillary Clinton e Donald Trump si trovano quindi, ancora una volta, su fronti diametralmente opposti. Mentre la candidata democratica commenta: “Porterò le forze dell’ordine e le comunità a sviluppare insieme linee guida sull’uso della forza da parte degli agenti. Renderò chiaro quando le armi letali sono giustificate e quando no”; il tycoon sottolinea infatti la necessità di far rispettare l’ordine, deplorando al tempo stesso il fatto che l’America appaia un Paese diviso e aggiunge: “Un brutale attacco alle nostre forze di polizia è un attacco al nostro Paese e alle nostre famiglie. Dobbiamo essere solidali con le forze dell’ordine, che – ricordiamolo – fanno la differenza tra la civiltà e il caos totale”.
Lo scontro retorico e politico riflette le profonde divisioni sociali con cui il paese si sta confrontando. Nonostante il presidente Barack Obama abbia fatto appello all’unità, per il momento a prevalere sembra essere l’ideologia. Negli ultimi giorni, a infiammare ulteriormente i toni, sono intervenute anche le affermazioni dell’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, noto per la sua politica di ‘tolleranza zero’ nei confronti della criminalità. Giuliani ha definito ‘intrinsecamente razzista’ il movimento Black Lives Matter (“le vite dei neri contano”), al centro delle cronache in seguito all’arresto di uno dei suoi leader, De Ray McKessin. Secondo l’ex sindaco il gruppo avrebbe strumentalizzato a proprio vantaggio i recenti avvenimenti, decontestualizzandoli da una realtà più complessa. L’analisi di Giuliani ha suscitato diverse critiche, ottenendo come unico risultato quello di gettare altra benzina sul fuoco delle proteste.
Senza ombra di dubbio, in questo momento, il paese resta spaccato in due e accasciato su se stesso. Oggi, infatti, ci si confronta con atti di terrorismo interno e con il timore che gruppi armati, ispirati alle Pantere nere, possano scatenare un caos più profondo di quello osservato nelle ultime settimane.
Le puntate precedenti:
Usa 2016. Le (tante) sfide di Hillary Clinton
Usa 2016. Un socialista a Washington
Usa 2016. La politica estera secondo Donald Trump
Usa 2016. La guerra al terrorismo di Trump e Clinton
Usa 2016. L’eredità politica di Obama