Smart working. I vantaggi della flessibilità
Le forme di flessibilità che riguardano il lavoro si rinnovano ed evolvono con le tecnologie a disposizione. Se negli anni ‘70 ci fu il boom del telelavoro, da qualche anno stiamo assistendo al più innovativo smart working. Il primo esempio è una tipologia di lavoro dipendente eseguito in una postazione fissa decentrata, solitamente la casa del lavoratore, mentre lo smart working – traducibile come “lavoro agile” – libera definitivamente il lavoratore da un luogo stabile, che sia la casa o una sede distaccata. Il worker è quindi legato solamente allo strumento tecnologico e alla possibilità di accesso a internet in qualsiasi postazione. Alla base della differenza tra le due modalità c’è soprattutto un cambiamento culturale che sposta l’attenzione sull’obiettivo da raggiungere più che sulla quantità di ore lavorate.
Le nuove modalità di lavoro agile sono state analizzate dall’EUROFOUND e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel rapporto “Lavorare sempre e ovunque: gli effetti sul mondo del lavoro”. Il report condotto su 10 paesi dell’UE e Argentina, Brasile, Giappone, India e Stati Uniti, evidenzia che l’incidenza del lavoro a distanza sul totale dei dipendenti varia tra il 2 e il 40% e l’Italia si posiziona al livello più basso (anche se per l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano arriva al 7% nel 2016). I primi posti della classifica sono occupati dalla Svezia e la Danimarca, rispettivamente con 32 e 37%. La media europea si attesta al 17%, dato non del tutto positivo nell’ottica dello smart working poiché è composto per la maggior parte dalla tipologia di lavoro a distanza occasionalmente alternato all’ufficio.
La flessibilità di orari e sede del lavoro comporta vantaggi sia per le aziende che per i lavoratori. Questi ultimi godono di benefici per quanto riguarda una maggior autonomia nella gestione degli orari di lavoro, e quindi maggior flessibilità della giornata lavorativa, per il risparmio in termini di tempi e costi di spostamento casa-ufficio, e di conseguenza un minor livello di stress. Le aziende vedono invece aumentare la produttività e in caso di smart working regolare hanno risparmi dal punto di vista delle strutture ed i costi fissi ad esse legati. Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano, una piena adozione delle misure di lavoro a distanza in Italia consentirebbe un risparmio di 37 miliardi di euro al sistema paese, ricavati da maggior produttività e minor costi di gestione.
Le conseguenze del lavoro flessibile non sono però solamente positive, anzi: la flessibilità può indurre talvolta a lavorare più a lungo cui segue un più alto livello di stress che si ripercuote sul benessere del lavoratore. Infatti secondo la ricerca dell’EUROFOUND e dell’ILO, i lavoratori con sede molto variabile sono quelli che più percepiscono il lavoro come fattore che influisce negativamente sulla salute.
La soluzione che emerge è di alternare lavoro di ufficio e lavoro a distanza. Infatti, secondo la ricerca, la percentuale di coloro che svolgono lavoro in sede occasionalmente variabile è la più alta, rispetto alle altre tipologie, nel percepirlo positivamente e la minore nel considerare il proprio lavoro un fattore negativo per la salute. In particolar modo in Italia si stima che i lavoratori che hanno scelto lo smart working sono oltre 250 mila, il cui livello di soddisfazione supera di molto quello dei colleghi con sede fissa: per gli uomini si registra un +22%, mentre la soddisfazione delle donne aumenta di 35 punti percentuali. Secondo la ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo smart worker tipo è nel 70% dei casi uomo, con età media di 41 anni, di cui il 52% lavora presso grandi aziende del nord Italia. Tra le imprese che nel nostro paese hanno già adottato misure per lo smart working, ciò avviene sulla base dei giorni mensili o settimanali di lavoro tradizionale svolto. Dal sondaggio condotto da Houzz – la piattaforma online dedicata al mondo dell’arredamento e della progettazione – all’interno della propria community, emergono però pareri poco omogenei, infatti il 56% degli intervistati sceglierebbe, se potesse, l’home working, ovvero il lavoro da casa, mentre il restante 44% preferirebbe comunque l’ufficio perché consente contatti e confronti con i colleghi.