Settore manifatturiero: le previsioni per il 2017
Quello manifatturiero è un tessuto imprenditoriale uscito rafforzato dalla crisi economica. L’aumento della dimensione media – nel primo semestre del 2016 le imprese manifatturiere impiegavano mediamente 3,1 addetti contro i 1,8 del 2013 – dimostra probabilmente che le difficoltà hanno costretto le imprese più piccole ad uscire dal mercato perché meno attrezzate delle concorrenti più grandi rimaste in attività. Il dato sul fatturato atteso per il 2017 sembra confermare questa tesi.
Il 91/mo rapporto analisi dei Settori Industriali, curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e da Prometeia, stima che nel 2017 il fatturato dell’industria manifatturiera italiana si rafforzerà con una crescita dell’1,6% a prezzi costanti, per poi consolidarsi su ritmi leggermente più modesti (+1,5% in media d’anno, nel periodo 2018-21), condizionata dalla specializzazione in settori maturi e da un contesto internazionale ancora improntato all’incertezza.
In crescita anche le esportazioni – l’export aumenterà del 2,4% nel 2017 per poi accelerare al +3% nella media 2018-21 –, complice anche il ruolo di “primo piano esercitato dall’Italia nelle catene produttive europee”.
Una notizia positiva. In una nota diffusa tempo fa – Più manifatturiero, più PIL –, il Centro studi Confindustria (CsC) osserva che dal manifatturiero provengono i beni esportabili che servono a pagare le bollette energetiche e alimentari e a finanziare le importazioni italiane.
Un’eventuale calo dell’export potrebbe avere un effetto molto negativo sull’economia: il CsC stima che “una riduzione permanente del 20% delle esportazioni (costituite per l’80% circa da beni manufatti) comporterebbe per l’Italia una riduzione del PIL di circa il 15% in otto anni”, con una diminuzione degli investimenti (-17,2%) e delle importazioni (-22,6%).
Aumentare il peso della manifattura avrebbe (ovviamente) effetti positivi: il CsC calcola che l’aumento di un punto percentuale in cinque anni della quota manifatturiera reale sul totale dell’economia genera una crescita economica aggiuntiva annua (il PIL dovrebbe crescere di circa 0,5% percentuali nel periodo successivo).