I settori in cui si lavora di più nell’UE
Lo scorso anno, rileva l’Eurostat, quasi metà dell’occupazione nell’Unione europea (UE) è stata concentrata in due attività economiche: “Commercio all’ingrosso, commercio, trasporto, alloggio e servizi alimentari” (il 24,7%) e “Pubblica amministrazione, difesa, istruzione, attività di lavoro sociale” (23,7%). Entrambe le attività hanno registrato una lieve crescita legata alla loro rispettiva quota di occupazione totale negli ultimi 20 anni. Al contrario, la quota dell’occupazione relativa all’industria è scesa dal 20,7% del 1996 al 15,3% del 2016, mentre nelle “attività professionali, scientifiche e tecniche” è passata dal 7,6% al 12,7%.
La situazione non stupisce, in realtà. Negli anni della crisi mentre l’agricoltura e l’industria perdevano posizioni, con riflessi occupazionali negativi, il settore dei servizi ha evidenziato crescite più o meno diffuse, incrementando peraltro i posti di lavoro. Vediamo allora caso per caso, riprendendo i dati Eurostat.
Nella maggior parte degli Stati dell’UE, il Commercio all’ingrosso, il trasporto, l’alloggio e il servizio alimentare è stato l’ambito di attività economica con il maggior numero di posti di lavoro nel 2016. Le percentuali più elevate sono state osservate in Grecia (33,3% dell’occupazione totale), Cipro (31,9% ), Spagna (30,3%) e Irlanda (28,5%). In sette Stati membri – Svezia (34,1%), Danimarca (30,8%), Belgio (30,6%) e Francia (30,1%) – i livelli occupazionali più elevati sono stati osservati nell’Amministrazione pubblica, difesa, istruzione, attività sanitarie e sociali. L’industria è stata invece il principale “datore di lavoro” in Repubblica Ceca (29%), Polonia (23,7%) e Slovenia (22,7%), mentre l’attività agricola lo è stata in Romania (24%).
Negli ultimi 20 anni i principali cambiamenti nel mercato del lavoro hanno riguardato l’industria, la pubblica amministrazione e l’agricoltura. Rispetto al 1996, nell’industria l’occupazione totale è diminuita in tutta l’UE (nell’anno di riferimento), con i maggiori cali emersi a Malta (dal 26% del 1996 all’11,9% del 2016), Slovenia (-8,9%), Regno Unito (-7,7%) e Lussemburgo (-7,3%).
Analogo quanto avvenuto in agricoltura. La quota di occupazione è diminuita nel medesimo arco temporale in tutti gli Gtati membri. Soprattutto in Romania, nonostante resti il maggiore “datore di lavoro” (dal 40,9% al 24%). A seguire Lituania (-12,6%), Ungheria (-9,6%), Lettonia (-7,1%) e Grecia (-6,8%) .
Al contrario, nella maggior parte degli Stati europei negli ultimi 20 anni la percentuale relativa ad “Amministrazione pubblica, difesa, istruzione, salute” è apparsa in aumento. Ad esempio in Romania (dal 7,2% al 13,6%), Slovenia (+4,5%), Lussemburgo (+4,2%), Belgio (+4%), Grecia (+3,5%) e Portogallo (+3,4%). In diminuzione, invece, in Bulgaria (-3,3%), in Italia (-1,2%), in Slovacchia (-0,9%), in Lituania (-0,7%), in Svezia (-0,5%) e in Francia (-0,3%).
A livello comunitario, infine, tra il 1996 e il 2016 è diminuita la quota di occupazione totale (-5,4%) e dell’agricoltura (-4%), mentre quella della pubblica amministrazione è aumentata di 1,6 punti percentuali.