Quali sono le province più vivibili in Italia
L’annuale classifica realizzata dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita delle province italiane, giunta alla sua 28esima edizione, vede primeggiare Belluno, che guadagna tre posizioni rispetto alla classifica del 2016. Sul podio anche Aosta, che perde il primo posto della scorsa edizione, e Sondrio, che dalla quinta posizione arriva alla terza.
Il podio rispecchia la top ten, in cui dominano le città del Nord Italia: la testa della classifica, infatti, è occupata esclusivamente da province delle regioni settentrionali. Per trovare la prima provincia dell’Italia centrale (Siena) e di quella meridionale bisogna scorrere fino all’undicesimo e al 52esimo posto della graduatoria. In generale sono solo sette le province del Nord hanno ottenuto un punteggio inferiore alla media italiana.
Il divario tra Nord e Sud Italia risulta evidente: all’altro lato della classifica, nelle dieci posizioni di coda, troviamo solo province meridionali. Il ranking si chiude quindi con Reggio Calabria, che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno e ora è terz’ultima, Taranto e Caserta in discesa rispetto alla precedente edizione.
Lo studio registra un peggioramento specie tra le province delle grandi città italiane: Milano, che comunque rimane nella top ten, perde sei posizioni, al pari di Firenze (ora dodicesima) mentre Roma (adesso ventiquattresima) ne ha perse addirittura undici.
Il rapporto è stato condotto considerando 42 indicatori divisi in sei ambiti diversi (Ricchezza e consumi, Lavoro e innovazione, Ambiente e servizi, Demografia e società, Giustizia e sicurezza, Cultura e tempo libero).
Rispetto alla precedente edizione, lo studio è stato condotto considerando sei nuovi indicatori: acquisti online, gap retributivo di genere, spesa in farmaci, consumo di suolo, anni di studio degli over 25 e indice di litigiosità nei tribunali. Del resto, osserva Il Sole 24 Ore, “il benessere e la vivibilità di un territorio non sono valori statici, hanno una loro dinamicità, dovuta al fatto che bisogna tenere conto dell’evoluzione economica e sociale degli stili di vita degli italiani”.
La nuova metodologia ha permesso ad alcune province di guadagnare diverse posizioni – ad esempio ciò vale per Crotone, che ne ha conquistate 21 – e ad altre di perderne molte: Genova e Savona, che nel giro di un anno hanno perso rispettivamente 27 e 34 posizioni.
Quali sono i sei indicatori? Ricchezza e consumi, in cui primeggia Milano e la top ten presenta solo province settentrionali; lavoro e innovazione, in cui la provenienza geografica del podio è più composita e vede rispettivamente Ascoli Piceno, Milano e Reggio Emilia; Ambiente e Servizi, con in testa Sondrio; Demografia e società, la cui classifica rimane stabile, con Aosta, Trento e Bolzano; Giustizia e sicurezza, in cui la graduatoria premia la provincia di Verbano-Cusio-Ossola e penalizza in particolar modo le grandi città – Milano e Roma sono ultima e penultima –; e Cultura e tempo libero in cui la Capitale cede il primo posto a Firenze, seguita in terza posizione da Siena. Una curiosità: dallo studio emerge che la provincia di Belluno non eccelle in nessuno degli indicatori, ma ottiene in ognuno buoni risultati che le valgono il primo posto nel ranking generale.