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La crisi nordcoreana alla vigilia dell’incontro tra Trump e Kim Jong-un

Ufficiali data e luogo del vertice tra i due leader: 12 giugno a Singapore. Dalla questione nucleare alla ripresa del dialogo, tutti gli sviluppi del dossier coreano
di Mirko Spadoni

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato giovedì data e luogo dell’incontro con il dittatore nordcoreano, Kim Jong Un. I due si vedranno, faccia a faccia, il 12 giugno a Singapore. Una cosa impensabile fino a qualche mese e mai accaduta prima: nessun presidente americano ha incontrato mai un leader della Corea del Nord.

LA CRISI NORDCOREANA, IN BREVE
I ripetuti test missilistici e nucleari condotti nel 2017 da Pyongyang avevano certificato l’accresciuta capacità militare del regime, rendendo incandescente la già critica situazione nella penisola coreana, al punto tale che gli Stati Uniti avevano considerato l’ipotesi di un intervento militare, salvo poi ripensarci. Troppe poche erano le informazioni sui siti nucleari nordcoreani e fortissime erano le resistenze dell’alleato sudcoreano, preoccupato di essere il primo bersaglio di una possibile rappresaglia del vicino regime, in caso di attacco Usa. Nei giorni più movimentati della crisi, il presidente sudcoreano, Moon Jae-in, ha minacciato anche l’espulsione del contingente militare statunitense (circa 28mila soldati) presente nel Paese, nel caso in cui Washington avesse attaccato unilateralmente la Corea del Nord. Alle minacce del regime di Kim, gli Stati Uniti (e le Nazioni Unite) si limitarono a rispondere imponendogli delle sanzioni economiche. Da allora, però, sono cambiate molte cose.

L’INIZIO DEL DIALOGO
Kim ha spiazzato tutti, ad un certo punto. Dopo aver dotato il suo Paese di un missile balistico intercontinentale, potenzialmente in grado di colpire la costa occidentale degli Stati Uniti, il dittatore nordcoreano si è detto aperto al dialogo, trovando nella controparte sudcoreana (non quella americana, almeno in un primo momento) un interlocutore. Tanto che, a febbraio in occasione della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang a febbraio, in Corea del Sud, le delegazioni dei due Paesi hanno sfilato insieme. Fino all’incontro il 27 aprile tra i leader dei due Paesi, un evento in parte inedito: per la prima volta, infatti, un dittatore nordcoreano ha varcato il confine, mentre in due occasioni ha incontrato un presidente sudcoreano, nel 2000 e nel 2007.

LA REAZIONE STATUNITENSE
Di fronte ad uno sviluppo tanto inaspettato, attraverso il canale scandinavo, Washington ha comunicato a Pyongyang la propria disponibilità al dialogo e il 9 marzo il presidente Trump ha annunciato via Twitter di aver accettato l’invito di Kim ad incontrarsi, per poi affidare il dossier a Mike Pompeo, che ha incontrato in due occasioni il dittatore nordcoreano. L’amministrazione americana ha già incassato un primo risultato: in occasione dell’incontro tra il segretario di Stato e Kim, il regime ha liberato tre prigionieri statunitensi, accusati di spionaggio. L’obiettivo più ambizioso (una Corea del Nord denuclearizzata) appare invece lontano, almeno per il momento: Pyongyang ha fatto di tutto per dotarsi di un’arma nucleare, in quanto considerata l’unico strumento per potersi garantire la sopravvivenza, e difficilmente vi rinuncerà.

A CHI ALTRO INTERESSA IL DOSSIER COREANO
Alla Cina, sicuramente. Unico alleato del regime nordcoreano, Pechino non intende rimanere a guardare: nelle logiche cinesi, la penisola coreana rientra nella propria sfera d’influenza. Incontrando a Pechino il leader nordcoreano – in visita ufficiale in un Paese straniero per la prima volta dal giorno del suo “insediamento”, nel 2013 –, il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, ha lanciato un messaggio agli Stati Uniti: la Cina fa parte della partita. Successivamente i due si sono incontrati una seconda volta a Dalian, solo qualche giorno fa. Xi vuole dimostrare di essere ancora in grado di influenzare le decisioni dello scomodo partner, sperando (probabilmente) di utilizzare il proprio peso nella vicenda coreana come leva negoziale in altre questioni. Vedi: la guerra commerciale con gli Stati Uniti. Quali sono gli obiettivi di Pechino? Garantire la sopravvivenza del regime nordcoreano, utile per impedire agli americani di ampliare la propria sfera di influenza fino ai confini cinesi. Allo stesso tempo, però, vuole arginare le velleità nucleari di Kim. La stabilità della penisola coreana è fondamentale. Per tutti.

 

1 Commento per “La crisi nordcoreana alla vigilia dell’incontro tra Trump e Kim Jong-un”

  1. […] 12 giugno 2018, a Singapore, per la prima volta nella storia un presidente americano incontrerà il leader nordcoreano. Il faccia a faccia che vedrà uno dinanzi all’altro Donald Trump e Kim Jong-un si può già […]

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