Il peso della Brexit sull’economia britannica
È «il migliore accordo disponibile», soprattutto per «il lavoro e l’economia»: la premier britannica Theresa May è intervenuta così al question time di oggi, 28 novembre, ai Comuni sulla Brexit. Il riferimento, appunto, è all’accordo approvato domenica dall’UE che ora dovrà essere ratificato da Westminster, passaggio tutt’atro che scontato considerati i tanti – anche tra le file del partito conservatori – contrari all’intesa tra Londra e Bruxelles. Per questo motivo May è impegnata in un tour per il paese in cerca di sostegno sull’accordo: l’11 dicembre la Camera dei Comuni si esprimerà nel merito.
In che modo la Brexit avrà ripercussioni sull’economia britannica? Tanto per cominciare, i dettagli dell’accordo verranno stabiliti di volta in volta durante il periodo di transizione che durerà fino al 31 dicembre 2020, con il divorzio del Regno Unito dall’UE che avrà luogo il 29 marzo 2019. Stando agli scenari elaborati dal Tesoro e resi pubblici nelle ultime ore, l’economia britannica potrebbe perdere fino a un 3,9% di Pil entro 15 anni con la Brexit.
Al momento l’economia oltremanica sembra godere di buona salute, come avevamo già scritto alcune settimane fa. Secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica nel terzo trimestre il Pil è cresciuto e i consumi hanno registrato valori massimi dal 2016. In più a settembre il tasso di disoccupazione è aumentato al 4,1%, mantenendosi tuttavia su livelli relativamente bassi e di poco superiori al 4% registrato nei tre mesi precedenti. Il dato si confronta con il 4% dei tre mesi precedenti e atteso dagli analisti. Nel trimestre luglio-settembre 2018, il totale dei disoccupati è aumentato di 23 mila unità, arrivando a un totale di 1,38 milioni, mentre gli occupati sono 32,41 milioni. Il tasso di crescita dei salari medi, invece, ha mostrato una crescita del 3,2%, meglio delle attese.
A tale proposito c’è da aggiungere che lo studio del Tesoro britannico non si riferisce ad una perdita che conduca necessariamente il paese in territorio negativo, bensì ad un ritmo di crescita che a causa della Brexit, appunto, con ogni probabilità risulterà inferiore rispetto a quello che avrebbe mantenuto con la permanenza nell’UE. Lo scenario peggiore, quello che contempla un eventuale divorzio senza accordo, afferma che il calo arriverebbe fino a un 9,3% in caso di “no deal”. Ipotesi non da scartare, visto che molti danno alte possibilità di bocciatura della proposta in Parlamento.