Italiani longevi, ma spesso alle prese con le cattive abitudini
Rapporto Osservasalute 2018: diminuisce la mortalità prematura nella fascia d’età tra i 30 e i 69 anni, ma fumo, sedentarietà e alimentazioni scorrette sono all’ordine del giorno
di Redazione
In Italia si muore di meno in maniera prematura, ma nonostante ciò non si invecchia altrettanto bene. Siamo un popolo tendenzialmente pigro, sedentario, si mangia a volontà (il 35,4% della popolazione è in sovrappeso, mentre più di una persona su dieci, il 10,5%, è obesa) e il fumo resta una piaga del tutto evidente. Nello specifico diminuisce la mortalità prematura nella fascia d’età tra i 30 e i 69 anni, del 26,5% per gli uomini e del 17,35 tra le donne.
È quanto emerge dal Rapporto Osservasalute 2018. La cattiva notizia è che aumenta la mortalità da infezioni contratte in ospedale: dai 18.668 casi del 2003 ai 49.301 del 2016, con l’Italia che conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi UE.
L’invecchiamento della popolazione rappresenta un problema sia in termini di “gestione” sia in termini economici. Gli anziani, infatti, non hanno a disposizione un’assistenza adeguata e le malattie croniche richiedono una spesa sanitaria che al momento non è sufficiente. Gli over 65, si spiega nel rapprto, trascorrono più tempo dei coetanei europei in cattiva salute. La gestione delle malattie croniche, relative soprattutto ad anziani, incide per circa l’80% dei costi del Servizio Sanitario Nazionale.
Nel 2017, gli ultra 65enni si stimano essere oltre 13,5 milioni, il 22,3% della popolazione totale. Stando alle proiezioni dell’Istat, questo segmento nel 2028 arriverà al 26%, pari a poco più di 15,6 milioni di abitanti, mentre nel 2038 saranno oltre 18,6 milioni, il 31,1% degli italiani. Nel 2028 il numero di malati cronici salirà a oltre 25 milioni (“fermi” oggi a quasi 24 milioni), mentre i multi-cronici saranno circa 14 milioni (che oggi si attestano a oltre 12,5 milioni).