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Regno Unito, Johnson nuovo premier. Tra le incognite legate alla Brexit

Domani il nuovo leader dei conservatori prenderà il posto di Theresa May a Downing Street. Intanto il FMI alza le stime di crescita, ma resta l’incertezza sul divorzio da Bruxelles

di Redazione

«Attuare la Brexit, unire il paese, sconfiggere Jeremy Corbyn»: sono questi gli obiettivi emersi nel discorso del nuovo leader dei Tories e prossimo premier britannico, Boris Johnson. Il successore alla guida del partito e del governo di Theresa May, che domani verrà ricevuto dalla Regina, ha vinto infatti la sfida con Jeremy Hunt, con oltre 90.000 voti a oltre 40.000.

Precedentemente ministro degli Esteri, sindaco di Londra e fermo sostenitore della Brexit, Il nuovo leader dei conservatori britannici ha espresso la volontà di voler finalizzare le procedure per uscire dall’UE entro il 31 ottobre. Il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, sancito dal referendum del 2016, ha incontrato diversi ostacoli nelle fasi di trattative tra Londra e Bruxelles, molti stop e ripartenze, proroghe e rinvii. E non è escluso, molto più adesso che la leadership è in mano al vulcanico Johnson, il cosiddetto no deal, ovvero l’uscita senza accordo.

Nella duratura fase di incertezza come sta andando l’economia britannica? Consumatori e aziende britannici hanno provveduto a incrementare le scorte di prodotti. Quest’aumento delle riserve ha comportato una modifica dei dati del Fondo monetario internazionale che, nonostante i timori legati proprio alla Brexit, prevedono ora un leggero miglioramento delle previsioni di crescita per il Regno Unito. Secondo gli ultimi aggiornamenti contenuti nel report diffuso dal FMI, l’economia britannica sarebbe stimata in crescita dell’1,3% nel 2019, livello superiore dello 0,1% rispetto alla precedente previsione diffusa ad aprile. Il Fondo precisa che la stima in rialzo è determinata sia dal miglior andamento del primo trimestre per un aumento delle scorte, rispetto alle aspettative, sia perché si basano sulla previsione di una Brexit ordinata e graduale, che farebbe mantenere le stime di crescita del 2020 a +1,4%. Tutto può cambiare, ovviamente, nel caso di una hard Brexit (o peggio: un no deal), circostanza che allora farebbe crescere l’incertezza.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione a maggio è rimasto stabile al 3,8%, confermando le attese. Tuttavia si è registrato un aumento delle richieste dei sussidi alla disoccupazione a giugno, che sono passate da poco più di 23 mila a 38 mila, nonostante gli analisti avevano avanzato la previsione di una contrazione a 18,9 mila.

 

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