Germania a rischio recessione, pesano export e produzione
Le ultime rilevazioni sulle vendite verso l’estero indicano un -8% annuo, mentre la produzione dell’industria è scesa del 5,2%
di Redazione
Dopo la contrazione dello 0,1% registrata nel secondo trimestre dal Pil, «anche nel trimestre in corso, l’attività economica (della Germania ndr) potrebbe diminuire leggermente», a lanciare l’allarme è stata la Bundesbank nel bollettino mensile pubblicato ieri.
La locomotiva d’Europa è dunque a rischio recessione e tra le cause annoverate dalla banca centrale tedesca ci sono le scarse esportazioni e la perdurante debolezza della produzione industriale, mentre il sostegno all’economia arriva dalla spesa per consumi e dall’edilizia. Analizzando gli ultimi dati macroeconomici si osserva che le vendite tedesche verso l’estero sono crollate a giugno dell’8% annuo, registrando la flessione più marcata dal 2016, mentre su base mensile l’indicatore ha riportato un -0,1%. Su base tendenziale anche le importazioni sono diminuite considerevolmente, riportando un -4,4%, salendo però dello 0,5% rispetto al mese precedente. Di conseguenza si è però osservata una forte diminuzione del surplus commerciale: a 16,8 miliardi di euro dai 20,6 miliardi di maggio, contro i 19,5 miliardi delle stime.
Per quanto riguarda invece la produzione industriale, le ultime rilevazioni indicano un nuova caduta di un punto e mezzo mensile e un calo annuo del 5,2%. Anche l’indice PMI, elaborato da IHS Markit, relativo al settore manifatturiero ha registrato un ulteriore deterioramento. Secondo le stime della società londinese, a luglio l’indicatore relativo all’andamento dell’attività manifatturiera è sceso a 43,2 punti (il livello più basso dalla metà del 2012) dai 45 punti di giugno, allontanandosi sempre più dalla soglia dei 50 punti, al di sotto dei quali l’attività risulta in contrazione.
La speranza della Bundesbank è che questi due indicatori – export e produzione industriale – si riprendano in tempo «prima di trascinare gli indicatori interni come l’occupazione e la spesa dei consumatori verso il basso con loro». Intanto il governo federale è pronto a correre ai ripari modificando politica economica. L’ultima crisi è costata alla Germania 50 miliardi di euro, ha spiegato il ministro delle Finanze Olaf Scholz, aggiungendo: «Dobbiamo essere in grado di metterli insieme e possiamo farlo perché la Germania ha ridotto il debito/pil sotto il 60% in questi dieci anni di crescita».