La foresta amazzonica tra incendi e disboscamenti
La foresta pluviale più grande al mondo sta attraversando un momento delicato
di Redazione
L’ultimo tweet del presidente francese Emmanuel Macron non è piaciuto al suo omologo brasiliano, Jair Bolsonaro. Il motivo? Il leader francese ha chiesto di inserire nell’agenda del prossimo G7 gli incendi che stanno distruggendo parte della foresta amazzonica. Bolsonaro non ha gradito e ha definito la richiesta di Macron un’ingerenza negli affari interni brasiliani. Anche perché, non essendo membro del gruppo, il Brasile non parteciperà al summit.
Quanto sta accadendo nella foresta amazzonica ha avuto ampio risalto sulla stampa internazionale, che in alcuni casi ha utilizzato toni eccessivamente allarmistici: diversi giornalisti hanno citato erroneamente alcune statistiche. In tanti hanno scritto che l’INPE – l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile – ha registrato 74mila incendi nella foresta amazzonica, pari all’80% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In realtà il dato è relativo all’intero Brasile e non ai nove Stati dove si estende la foresta, dove gli incendi sono stati 39.033. Un numero elevato, preoccupante, ma sicuramente più basso. Non per questo, però, il problema è meno grave.
Su una cosa ha ragione, Macron: la situazione nella foresta amazzonica non può essere derubricata ad un affare interno del Brasile, ma deve riguardare la comunità internazionale. L’Amazzonia è la più grande foresta pluviale al mondo – si estende per 5,5 milioni di chilometri quadrati, oltre il 60% dei quali nel territorio brasiliano –, produce il 20% dell’ossigeno del pianeta e assorbe 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica ed è fondamentale per l’ecosistema mondiale per tanti altri motivi: come tutte le foreste, protegge il suolo dall’erosione, dalla desertificazione e la biodiversità.
Jair Bolsonaro, però, non sembra curarsene: durante la campagna elettorale, ha promesso di sfruttare «ragionevolmente» l’Amazzonia, sostenendo che le politiche di tutela ambientale rappresentano un ostacolo alla crescita economica del Paese. Nei primi sette mesi dal suo insediamento, il tasso di deforestazione è cresciuto del 38% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Secondo l’INPE, a luglio la foresta ha perso 2.254 chilometri quadrati di superficie, tra il triplo e il quintuplo della superficie persa nel luglio degli ultimi quattro anni. La diffusione del dato è costata al posto al presidente dell’INPE, Ricardo Galvão, licenziato da Bolsonaro perché accusato di aver gonfiato la statistica.
Limes, la rivista italiana di geopolitica, osserva che «per Bolsonaro la questione continua a rivestire carattere prioritario, giacché gli interessi latifondisti e dell’industria agroalimentare sono nodali negli equilibri parlamentari e dunque per la governabilità del paese».
La Banca Mondiale stima che 1,3 miliardi di persone traggano benefici diretti e indiretti dalle foreste, in termini di lavoro, consumi, sostegno al tenore di vita. Il solo settore formale del legno vale l’1% del Prodotto interno lordo globale.