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La guerra commerciale arriva in Europa, ma l’export italiano può resistere

Pecorino romano, parmigiano reggiano, provolone e prosciutto i prodotti colpiti dai dazi Usa. Ma non mancano le opportunità per il Made in Italy

di Redazione

Con il via libera del Wto ai dazi Usa sull’Europa per 7,5 miliardi di dollari all’anno come sanzione per i sussidi ricevuti negli anni da Airbus, colpisce anche l’Italia, in particolare per alcuni prodotti tipici del nostro settore agroalimentare. I prodotti nel mirino, con una tariffa del 25%, sono pecorino romano, parmigiano reggiano, provolone e prosciutto. Si salvano, invece, olio d’oliva e prosecco, almeno stando alla lista pubblicata dalle autorità americane. I dazi scatteranno a partire dal 18 ottobre.

Già la Coldiretti aveva messo in guardia da tale possibilità, osservando che proprio l’Italia potrebbe essere il paese più colpito dopo la Francia. Ma in generale le difficoltà arrivano da lontano, dalla guerra commerciale che gli Stati Uniti hanno intrapreso soprattutto con la Cina, rallentando di fatto gli scambi internazionali. Per l’Italia, gli Usa si collocano al terzo posto tra i paesi partner (le prime due posizioni sono occupate sempre da Germania e Francia), con una quota del 9,2%. Seguono Spagna (5,2%) e Regno Unito (5,1%). Tra i principali paesi – emerge dall’Annuario statistico su Commercio estero e attività internazionali delle imprese di Istat e ICE –, i mercati di sbocco più dinamici nel 2018 (incremento della quota sulle esportazioni nazionali pari o superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2017) sono Svizzera, Paesi Bassi e Stati Uniti.

La guerra commerciale (ma contribuiscono anche altri fattori) ha contribuito al recente taglio da parte del Wto delle stime per il 2019 sugli scambi, all’1,2%, dal precedente +2,6%. Nonostante tutti questi problemi, il Sace Simest, gruppo Cdp, prevede nel report annuale un export in crescita per l’Italia, un trend positivo che va avanti da un decennio. D’altronde non mancano opportunità per il Made in Italy, specialmente in quei mercati che si mostrano dinamici. I paesi più indicati sono quelli in cui è più evidente il miglioramento infrastrutturale e lo sviluppo urbanistico. Brasile, India ed Emirati Arabi tra questi, ma anche l’Africa Subsahariana, ad esempio, figura allo stato attuale tra i mercati più dinamici.

 

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