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Gli studenti universitari, tra incertezza e voglia di ricominciare

Un esercito di 1.759.495 tra italiani e stranieri. Sospese le attività didattiche in presenza e dubbi su quelle a distanza. Le nuove immatricolazioni, intanto, potrebbero ridursi

di Redazione

Tra i “dimenticati” durante i mesi di emergenza coronavirus, certamente gli universitari, un esercito di 1.759.495 studenti tra italiani e stranieri, che hanno visto sospese le attività didattiche in presenza e lasciata ai singoli atenei l’organizzazione di quelle a distanza senza alcuna indicazione a livello nazionale per lo svolgimento di lezioni ed esami.

A destabilizzare gli studenti sono anche le incertezze con regole ancora non date sulle tempistiche e le modalità di ripartenza – alcuni ipotizzavano gli esami in presenza, altri una normale ripartenza da settembre, altri ancora una modalità mista online e fisica in base all’ateneo e al numero degli studenti.

Solo nel Decreto Rilancio si torna a parlare veramente di Università, con lo stanziamento di 290 milioni di euro per l’Università e la Ricerca, che serviranno anche a perseguire l’obiettivo di “dare una risposta al rischio che la crisi possa ridurre l’accesso all’università”, come affermato dal ministro Gaetano Manfredi, il quale stima che le nuove immatricolazioni potrebbero ridursi del 20%, crollo simile a quello che si è avuto dopo la crisi del 2008. Per arginare la diminuzione delle matricole negli atenei italiani, l’intervento è volto ad allargare la no tax area, quindi ad aumentare da 300 mila a 500 mila il numero di studenti che è esonerato dal pagamento delle tasse e assicurare sconti ad altri 250 mila studenti.

Secondo l’Osservatorio Talents Venture, invece, l’emergenza economica e la paura a spostarsi causate dal coronavirus, potrebbe causare la perdita di 35 mila studenti, circa l’11% delle immatricolazioni, mentre per gli atenei la perdita in termini economici sarebbe di 46 milioni di euro.

A rischio sarebbero soprattutto gli studenti fuori sede che oltre le spese universitarie hanno anche quelle dell’alloggio e di conseguenza ad essere maggiormente colpiti sarebbero gli atenei che ne ospitano di più: primo tra tutti Bologna, che conta il 9,6% di immatricolati fuori sede, poi l’Università di Ferrara, il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino.

Proprio gli studenti fuori sede si sentono i più trascurati, tanto che sono state fatte partire online numerose petizioni per chiedere la sospensione del canone di locazione o degli aiuti da parte del governo per far fronte a questa spesa per tutti coloro che per mesi hanno dovuto pagare l’affitto pur non occupando la stanza a causa del divieto di spostamento imposto. Nonostante il clima del paese e la mancanza di certezze, gli universitari non hanno perso del tutto la speranza e la voglia di ricominciare, tanto che secondo i dati dell’INAPP – in quanto Agenzia Nazionale dell’Erasmus+ – le candidature per partecipare ad Erasmus+ Vet avanzate nel 2020 sono aumentate rispetto allo scorso anno del 28%. Le regioni che hanno inviato più richieste di partecipazione sono state il Lazio con 72 candidature, l’Emilia Romagna 64, la Campania e la Lombardia che ne contano 59. Mentre le mete più gettonate sono state nel 64% dei casi le “classiche” Austria, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Portogallo e Spagna.

 

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