Il profilo e la condizione occupazionale dei laureati
Rapporto AlmaLaurea 2020: dal 2003/04 al 2018/19 le università hanno perso oltre 37 mila matricole, registrando una contrazione dell’11,2%. La mobilità è un fattore determinante nella scelta di matricole e neolaureati
di Redazione
Nonostante il trend in aumento di laureati che si osserva dal 2014, negli anni scolastici dal 2003/04 al 2018/19 le università hanno perso oltre 37 mila matricole, registrando una contrazione dell’11,2% degli iscritti. In generale, però, la diminuzione delle matricole ha fatto migliorare i dati sulla regolarità degli studi. Infatti, secondo il Rapporto AlmaLaurea 2020, se dieci anni fa concludevano gli studi nei tempi previsti il 39,2% dei laureati, nel 2019 la percentuale raggiunge il 55,7%, nel dettaglio il 61% tra i magistrali biennali, il 56,1% tra i laureati di primo livello e il 43,5% tra i magistrali a ciclo unico.
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Per quanto riguarda la composizione dei laureati, il rapporto di quest’anno conferma ancora che il contesto familiare ha un forte impatto sulle opportunità di completare il percorso universitario poiché tra i laureati, si rileva una sovra-rappresentazione dei giovani provenienti da ambienti familiari favoriti dal punto di vista socioculturale.
La mobilità è un altro fattore fondamentale che influenza le scelte delle matricole e dei neolaureati, nel 2019 il 45,6% dei laureati ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma. La mobilità interessa maggiormente la “migrazione” dal Sud al Centro-Nord, con il 26,5% degli studenti del Mezzogiorno che decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord. Mentre la quasi totalità degli studenti del Nord, il 97%, e del Centro, l’87,4%, sceglie di frequentare un ateneo della stessa ripartizione geografica.
In modo più esteso, la mobilità internazionale nel 2019 con un’esperienza di studio all’estero è stata scelta in media dall’11,2% dei laureati, quota in aumento rispetto al 2009, quando erano l’8,5%, grazie soprattutto all’utilizzo di programmi dell’Unione Europea come l’Erasmus. Nei dieci anni presi in considerazione per il confronto, aumenta anche la quota di laureati che hanno partecipato a stage e tirocini curriculari, passando da 54,5% a 59,9%, con un picco per i laureati biennali del 63,1%.
Entrambe queste esperienze sono fondamentali per la formazione degli studenti, ma anche per la loro presentazione al mondo del lavoro, è infatti vero che a parità di condizioni, il tirocinio si associa a una probabilità maggiore del 9,5% di trovare un’occupazione a un anno dalla conclusione del corso di studio, mentre un periodo di studio all’estero aumenta le possibilità occupazioni del 12,9%.
Per quanto riguarda la condizione occupazionale dei neolaureati, il rapporto Almalaurea attesta un tendenziale miglioramento rispetto alle precedenti rilevazioni: nel 2019, a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 71,7% tra i laureati di secondo livello del 2018.
Anche sotto l’aspetto economico è evidente un miglioramento delle condizioni dei neolaureati: la retribuzione mensile netta, a un anno dal titolo in media è di 1.210 euro per i laureati di primo livello e di 1.285 euro per i laureati di secondo livello. E rispetto alla rilevazione del 2014 le retribuzioni -tenendo conto del potere d’acquisto- a un anno dal conseguimento del titolo sono aumentate del 16,7% per i laureati di primo livello e del 18,4% per quelli di secondo livello.
Fotografia simile per la situazione dei laureati a cinque anni dal conseguimento del titolo, per i quali il tasso di occupazione dell’89% per i laureati di primo livello e all’86,8% per i laureati di secondo livello. A cinque anni dalla laurea la retribuzione mensile netta arriva a 1.418 euro per i laureati di primo livello e 1.499 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto al 2015 si rileva un aumento delle retribuzioni reali.
Differenza importante che si manifesta tra le rilevazioni a un anno e a cinque anni dalla laurea è la tipologia contrattuale dei laureati, i primi hanno principalmente contratti non standard, mentre oltre la metà dei secondi ha firmato un contratto a tempo indeterminato.
Nel dettaglio la scelta del corso di laurea influisce sulla possibilità di trovare lavoro, il rapporto conferma che i laureati in ingegneria, professioni sanitarie e di architettura mostrano le migliori performance occupazionali, con un tasso di occupazione superiore al 90,0%. Sotto la media invece i tassi di occupazione dei laureati dei gruppi insegnamento, letterario, psicologico e geo-biologico, in cui la percentuale di occupati è inferiore all’83%.