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La pandemia allarga il divario Nord-Sud?

È l’allarme della Svimez: nel Mezzogiorno la ripartenza post-Covid sarà più lenta

di Redazione

La ricostruzione post-Covid potrebbe far emergere, una volta di più, le differenze territoriali che da sempre attanagliano il nostro Paese, quel divario Nord-Sud che è un freno allo sviluppo e ad una crescita omogenea dell’Italia. A sostenerlo è la Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), secondo cui la discrepanza tra aree geografiche sembra destinata ad allargarsi. 

«La variabilità regionale della ripartenza – scrive nelle Previsioni regionali 2020/2021 – fa esplodere una dinamica già innescata dalla grande crisi del 2008, ma rimasta sotto traccia nella ripartenza del 2015-2018: la caratura “nazionale” della coesione territoriale. Resiste la chiave di lettura Centro-Nord/Mezzogiorno, ma le previsioni per il 2021 mostrano i segnali di una divaricazione interna alle due macro-ripartizioni: le tre regioni forti del Nord ripartono con minori difficoltà; il resto del Nord e le regioni centrali mostrano maggiori difficoltà; un pezzo di Centro scivola verso Mezzogiorno; il Mezzogiorno rischia di spaccarsi tra regioni più resilienti e realtà regionali che rischiano di rimanere “incagliate” in una crisi di sistema senza vie di uscita». 

Le previsioni regionali, dunque, «aprono la “scatola nera” del differenziale di crescita tra Mezzogiorno e Centro-Nord nel 2021 svelando una significativa diversificazione interna alle due macro-aree nella transizione al post-Covid». Nel 2021, diverse regioni del Nord mostreranno un recupero sostenuto (anche se il solo Trentino riuscirà a recuperare in un anno i punti di Pil persi in un anno), mentre tra le meridionali le più reattive saranno Basilicata (+4,5%), Abruzzo (+3,5%), Campania (+2,5%) e Puglia (+2,4%). Calabria (+1,5%), Sicilia (+1,3%), Sardegna (+1%) e Molise (+0,9%), al contrario, registreranno una ripresa più contenuta. «Si tratta di segnali preoccupanti di isolamento dalle dinamiche di ripresa esterne ai contesti locali, conseguenza della prevalente dipendenza dalla domanda interna e dai flussi di spesa pubblica». 

L’impatto sui redditi delle famiglie nel 2020 è in media meno intenso nel Mezzogiorno (-3,2% contro il -4,4% del Centro-Nord) anche per effetto degli ingenti trasferimenti previsti dalle misure di sostegno al reddito previsti dal governo. Il calo riguarda in particolare l’Emilia Romagna (-6,3%), Marche (-5,7%), Umbria (-5,2%) e Piemonte (-5,2%). Per il 2021 è atteso un recupero in tutte le regioni del Centro e del Nord. Le regioni meridionali condividono una riduzione meno intensa dei redditi nel 2020, osserva ancora la Svimez, ma, al tempo stesso, un recupero più debole nel 2021. È questo il caso, in particolare, di Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia, che non recupereranno le perdite del 2020.

La spesa delle famiglie cala bruscamente in tutte le regioni italiane con una variabilità interna alle due macro-aree piuttosto correlata alla dinamica dei redditi. Nelle Marche (-12,3%) e in Umbria (-12.2%) i crolli più evidenti; in Lombardia (-7,3%), Molise (-7,4%), Trentino (-7,7%) e Sicilia (-7,7%) quelli meno intensi ma di entità comunque eccezionale. La forbice si allarga se si guarda alla ripresa della spesa delle famiglie nel 2021. Nelle regioni del Centro e del Nord, in media, i consumi delle famiglie aumenteranno del 5% recuperando solo la metà della perdita del 2020; nelle regioni del Mezzogiorno il recupero sarà meno di un terzo: +2,7% dopo la caduta del -9,0% del 2020. Particolarmente stagnante sarà la spesa delle famiglie in Sardegna, Sicilia e Calabria. 

«La differenziazione territoriale dei processi di resistenza allo shock e di ripartenza nel post-Covid pone al governo nazionale il tema della riduzione dei divari regionali come via obbligata alla ricostruzione post-Covid», è il suggerimento della Svimez.

 

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