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Investimenti pubblici e privati per la ripresa

L’andamento dell’economia nazionale è nella media dell’eurozona, ma il calo del nostro Pil avviene dopo anni di sviluppo piatto che addirittura nel 2019 non aveva ancora recuperato i livelli del 2008

di Fulvio Fammoni*

Dopo il pesante calo del Pil nel 2° trimestre 2020, con la ripresa delle attività in molti settori, era atteso un rimbalzo dell’economia che dovrebbe portare ad un 3° trimestre in crescita. I dati di luglio ed agosto relativi a produzione, ore lavorate, consumi energetici e andamento della fatturazione elettronica, vanno in questa direzione.

Naturalmente, l’effettiva quantità di questa crescita sarà dirimente per iniziare a valutare l’andamento dell’intero 2020 (ricordiamo che la variazione del Pil acquisita fino a questo punto è del -14,7% su base annua). Per chiudere il 2020 con un calo del prodotto interno lordo sotto le due cifre, non basta un rimbalzo nel 3° trimestre, ma occorrerà anche un 4° trimestre con chiusura positiva.

L’andamento dell’economia nazionale è nella media dell’eurozona, così come quello delle previsioni dell’indice di fiducia europeo, ma l’Italia merita una ulteriore specifica valutazione perché a differenza di altre nazioni il calo del nostro Pil avviene dopo anni di sviluppo piatto che addirittura nel 2019 non aveva ancora recuperato i livelli del 2008.

Dalla lettura dei dati emergono indicazioni sugli interventi che andrebbero prioritariamente sviluppati. Punti importanti della caduta del Pil sono stati il calo della domanda interna, delle esportazioni e degli investimenti. L’Italia è un paese esportatore; nel mese di luglio si è verificata una ripresina delle vendite all’estero, ma occorrerà evitare che le tendenze già manifestatesi in alcuni paesi volte a privilegiare la produzione interna, non si trasformino in meccanismi protezionistici.

In ogni caso, ma anche in relazione a questo, occorre programmare un incremento della domanda interna e dei consumi, in particolare attraverso nuova occupazione e riforma fiscale. Nell’immediato, la stipula di CCNL per milioni di lavoratori, con aumenti contrattuali che, come è noto, si trasformano per l’80% in consumi, costituirebbe un forte incentivo.

Infine, la parte conclusiva del rapporto Istat si concentra sulla necessità di far ripartire investimenti pubblici e privati. Nel 2019 la quota degli investimenti sul Pil è risultata del 18,1%, inferiore a quella media dell’area euro e ancora lontana dal 21,3% del 2008.

Nei prossimi mesi, sarà decisiva l’evoluzione della situazione sanitaria che resta per tutti la priorità, ma sono queste alcune leve sulle quali agire, anche utilizzando le risorse europee a disposizione.

*Presidente Fondazione Di Vittorio

 

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