Sì al taglio dei parlamentari, cosa cambia con la riforma
La riduzione di deputati e senatori si applicherà con le prossime elezioni. Andranno ridisegnati i collegi e andrà rivisto anche il sistema di elezione del presidente della Repubblica
di Redazione
La vittoria del sì al referendum sul taglio dei parlamentari – con oltre il 69% dei voti, mentre il no si è fermato al 30% – rimodella ora il Parlamento, ma non da subito, e pone una serie di interrogativi sul nuovo assetto. Per prima cosa, Camera e Senato, passeranno, secondo la riforma, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Tuttavia tale condizione si applicherà dalle prossime elezioni, quindi dal 2023, se la legislatura arriverà alla scadenza naturale (pertanto l’attuale Parlamento è da considerarsi pienamente legittimo).
La riforma, però, è già in vigore, anche se sarà operativa entro 60 giorni, dopo che verranno ridisegnati i collegi e di questo dovrà occuparsene il governo. Ciò, dunque, dovrà passare con ogni probabilità per nuova legge elettorale, questione peraltro ritenuta fondamentale dal Pd che ha sostenuto il sì alla riforma. Ad oggi la rappresentanza comprende un deputato ogni 96 mila abitanti e un senatore ogni 188 mila abitanti, con il taglio si scenderà a un deputato ogni 151 mila abitanti e ad un senatore ogni 302 mila. Sebbene si abbasserà il numero di rappresentanti per abitante, il numero degli stessi in Italia si collocherà comunque nella media europea. La differenza con altri paesi europei, semmai, è di tipo sistemico, cioè legato alle funzioni delle Camere: il nostro rimane a tutti gli effetti un bicameralismo perfetto.
L’elezione del presidente della Repubblica
Altra questione importante riguarda l’elezione del presidente della Repubblica. Vale il discorso sopra: il nuovo capo dello Stato dovrà essere eletto nel 2022 e se la legislatura proseguirà fino a quella data, l’elezione avverrà secondo le regole attuali. Al contrario, a votare per il futuro presidente della Repubblica saranno 600 parlamentari e non 1009, più i senatori a vita e i delegati regionali. Tra le leggi collegate (andranno rivisti anche i regolamenti parlamentari), il ddl di riforma costituzionale Fornaro (atteso in Senato il 25 settembre) che prevede la modifica dell’articolo 83 per l’elezione del capo dello Stato, con la diminuzione da tre a due del numero di delegati inviati dai consigli regionali, questo – come spiega il Sole 24 Ore – «per non sovrarappresentare i territori una volta ridotto il numero dei parlamentari».
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