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Il “new normal” dello smart working

Molto probabilmente questo nuovo modo di lavorare, che tanti stanno sperimentando da mesi, proseguirà anche ad emergenza conclusa

di Redazione

Non è solo una questione di lockdown sì o lockdwon no, è ormai chiaro che con il coronavirus dovremmo convivere per un po’ di tempo e questo comporta mutare le nostre abitudini quotidiane per un periodo più prolungato dello stato emergenziale, trovando quindi un nuovo equilibrio tra ciò che si faceva prima della pandemia e ciò che potremo fare ora, lavoro incluso. E un fattore che sicuramente caratterizzerà questa nuova normalità è lo smart working.

Lo smart working “grazie” alla pandemia da coronavirus ha avuto un’accelerazione senza precedenti, a cui lavoratori e datori si stanno abituando in virtù dei notevoli vantaggi che comporta. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che da anni monitora l’evolversi della modalità di lavoro da remoto, nella fase acuta dell’emergenza gli smart workers sono stati 2,11 milioni nelle grandi imprese, 1,85 milioni nelle PA, 1,13 milioni nelle PMI, e 1,5 milioni nelle microimprese, per un totale di 6,58 milioni di “smart worker di emergenza”, ovvero quei lavoratori che sono stati costretti dalla pandemia al lavoro da remoto, a fronte dei 570 mila censiti nel report del 2019.

Ma l’Osservatorio prevede che lo smart working, ormai superate le reticenze, sopravviverà alla pandemia: nel “new normal” che si prospetta 5,35 milioni di lavoratori continueranno a svolgere il proprio lavoro in modalità agile.

Nello specifico lo smart working rimarrà a far parte della quotidianità per 1 milione e 72 mila lavoratori delle grandi imprese, per 920 mila delle Pmi, per 1,2 milioni delle microimprese e 1,48 milioni per i lavoratori della pubblica amministrazione. In media ogni lavoratore adotterà lo smart working per 2,7 giorni a settimana, nelle grandi imprese, e 1,4 giorni nelle PA, e ciò sarà possibile grazie ad una modifica degli spazi fisici, l’introduzione di progetti adatti allo smart working e l’aumento di persone coinvolte in questi progetti.

Lo smart working andrà quindi migliorando nei prossimi mesi per diventare stabile, più facilmente attuabile e coinvolgere più lavoratori. Infatti, dopo la fase emergenziale, a settembre il numero degli smart worker è sceso a poco più di 5 milioni, di cui 1,67 milioni nelle grandi imprese, 890 mila nelle PMI, 1,18 milioni nelle microimprese e 1,32 milioni nella PA.

Nonostante le difficoltà quindi l’Osservatorio stima che l’ormai assodato sviluppo dello smart working non permetta involuzioni, soprattutto per non vanificare gli investimenti per sopperire all’impreparazione tecnologica riscontrata da molte aziende: il 69% delle grandi imprese ha dovuto aumentare la dotazione di pc portatili e altri strumenti hardware, mentre il 65% ha dovuto provvedere a fornire strumenti per poter accedere da remoto agli applicativi aziendali.

 

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