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Usa 2020. La sociologia del voto

Biden recupera tra gli elettori bianchi rispetto a Hillary Clinton nel 2016, Trump guadagna qualche punto percentuale tra le minoranze. Ma su alcuni temi, economia e razzismo ad esempio, elettori democratici e repubblicani la vedono in maniera molto diversa 

di Redazione

Più passano i giorni e più cresce la sensazione che le azioni legali fin qui intraprese dalla campagna Trump per contestare l’esito del voto del 3 novembre non produrranno granché e Joe Biden dovrebbe, perciò, essere confermato presidente. Anche la Commissione federale sulla sicurezza elettorale degli Stati Uniti ha sostenuto, proprio nelle ultime ore, che il processo elettorale – mano a mano che proseguono le opportune verifiche – sia sia svolto correttamente. In attesa, dunque, di posizioni ufficiali al riguardo, una prima idea di come siano andate, effettivamente, queste elezioni, possiamo farcela attraverso i sondaggi diffusi già l’indomani del voto.

Photo by Manny Becerra on Unsplash

Per quanto i dati siano ancora parziali e necessiteranno di ulteriori letture in futuro, qualcosa di interessante sembra infatti emergere dalla sociologia del voto. Rispetto al 2016 è successo, stando all’Edison Research for the National Election Pool (via New York Times) che il candidato democratico Joe Biden  abbia perso qualche punto percentuale tra le minoranze, mentre proprio tra queste ultime Donald Trump sia riuscito a guadagnare minime porzioni di elettorato. In maggioranza gli afroamericani, l’87%, hanno confermato la tendenza a preferire un candidato democratico e altrettanto hanno fatto, in quote importanti, gli ispanici (65%) e gli asiatici (61%). Ma recuperando i dati del 2016, si scopre che Biden rispetto a Hillary Clinton è sceso di due punti, mentre Trump è avanzato di quattro. 

Gli ispanici hanno permesso al presidente uscente di vincere in Florida e, almeno in parte, di essere confermato in Texas. In generale, sul 2016, si tratta anche in questo caso di un aumento di quattro punti nel segmento demografico considerato. 

Le fasce più giovani mostrano una maggiore propensione per Biden, mentre al crescere dell’età degli elettori aumentano i consensi per Trump (ciò è ancora più vero tra gli over 65). Tra i laureati (il 41% del campione) è andato meglio Biden (55%), tra i non laureati (il 59% del totale) Trump (50%). Anche tra gli omosessuali, bisessuali o transgender è andato meglio il candidato dem. 

La caratteristica che emerge maggiormente è un alto grado di partigianeria nelle risposte, un differenziale notevole tra i due elettorati di riferimento – repubblicano e democratico – su temi fondamentali negli Stati Uniti quali economia e razzismo.

Se la maggior parte degli elettori dem ritiene di aver subito un peggioramento nella situazione economica familiare rispetto a quattro anni fa, diametralmente opposte sono le risposte di chi ha votato per Trump. Allo stesso modo, il razzismo appare un tema tanto più sentito dai democratici rispetto ai repubblicani. Così come i giudizi sul movimento Black Lives Matter, tra i fautori delle proteste nel paese in questi mesi a seguito dell’uccisione di George Floyd a Minneapolis: a favore si dichiarano il 78% tra i dem, contrari l’86% tra i repubblicani.

Stessa misura per l’Obamacare, la riforma sanitaria varata nel 2010 dall’amministrazione Obama: l’80% degli elettori dem sostiene che la Corte Suprema non deve ribaltarla, mentre il 78% degli elettori del Gop la vede diversamente. Per il momento la Corte Suprema ha dichiarato che non spetta al tribunale eliminare l’impianto generale, “rispondendo” agli Stati repubblicani che hanno presentato ricorso per chiedere ai giudici dell’Alta Corte di cancellare l’intera riforma a causa di una norma nel frattempo divenuta incostituzionale. Un tema che rimarrà di stretta attualità nei prossimi mesi, in attesa di una decisione definitiva a giugno, mentre il presidente eletto Biden si è già pronunciato per la difesa della riforma varata quando lui era vicepresidente.

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