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Quanto preoccupano i cambiamenti climatici?

L’aumento di eventi climatici estremi concretizza gli effetti dei cambiamenti climatici. L’analisi della Bei su cosa sarebbero disposti a rinunciare gli italiani per salvare il clima

di Redazione

L’ondata di gelo e il brusco calo delle temperature che ci si aspetta per questo fine settimana, sconvolge la natura e mette a rischio raccolti e animali perché si scontra con un inverno particolarmente caldo soprattutto al sud. Secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al 2020, l’anno appena passato -e quindi anche l’inverno in corso- si classifica come uno dei più caldi dal 1800 secondo solo al 2018, con una temperatura di 1,04 gradi più elevata della media storica. Nonostante il caldo anomalo, sempre nel 2020 si sono verificati in media quattro nubifragi al giorno in Italia, mentre il 2021 conta già 22 eventi estremi tra grandinate, tornado, nevicate anomale, valanghe e bombe d’acqua. Il cambiamento repentino delle condizioni meteorologiche e gli eventi estremi, oltre a provocare danni tangibili su raccolti, animali, ma anche su immobili, mette sempre più in evidenza quali sono gli effetti del cambiamento climatico. Conseguenze queste che non sono ormai più lontane, ma si fanno sentire quotidianamente anche con costi, di ricostruzione e di perdite di prodotti, elevati.

Ma a cosa sono disposti a rinunciare gli italiani per combattere i cambiamenti climatici?

Secondo quanto emerso dalla seconda edizione della ricerca sul tema della BEI, la Banca europea per gli investimenti – ovvero il braccio finanziario dell’Unione europea e finanziatore multilaterale di progetti in campo climatico a livello mondiale – la rinuncia che peserebbe meno, per il 38% degli italiani, è viaggiare in aereo. Minore è invece la percentuale di quelli a cui non peserebbe rinunciare alla carne, il 19%; ad acquistare nuovi capi d’abbigliamento, il 18%; e vedere video in streaming, mentre la rinuncia che costa di più è utilizzare una propria auto, bene sacrificabile per solo l’8% degli italiani.

Per quanto riguarda i comportamenti, dall’analisi emerge che il 33% degli intervistati è sicuro che, superate le restrizioni sui viaggi e gli spostamenti dovute alla pandemia, non prenderà l’aereo per considerazioni legate ai cambiamenti climatici, ma al contempo, il 77% afferma di essere meno propenso ad utilizzare i trasporti pubblici perché teme possibili conseguenze sulla propria salute.

Infatti, per il 66% degli intervistati la paura di un contagio del coronavirus preoccupa più che gli impatti dei cambiamenti climatici sul lungo termine. Nello specifico, la percentuale aumenta al 70% tra coloro che hanno più di 65 anni, mentre scende al 59% tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni.

Comunque, al di là della pandemia, gli italiani sembrano comunque molto sensibili al tema dei cambiamenti climatici, tanto che, secondo l’analisi, il 34% afferma di mettere in atto dei correttivi radicali al proprio stile di vita per contrastare i cambiamenti climatici, con picchi del 39% per i genitori di ragazzi minorenni e del 35% per gli abitanti delle città. La percentuale complessiva è di molto superiore alla media europea, che si ferma invece al 19%.  

 

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