Previsioni demografiche: come cambieranno le aree urbane in Europa
Entro il 2050, l’Eurostat stima che la popolazione urbana complessiva aumenterà in 15 Stati membri dell’UE. La popolazione rurale, invece, dovrebbe aumentare in soli quattro Stati membri dell’UE
di Redazione
In che modo la pandemia muterà – se lo farà – il concetto di grandi città? È un tema che veniva già dibattuto lo scorso anno, all’inizio dell’emergenza sanitaria, quando le nuove abitudini “imposte” dal nuovo contesto sociale – le attività chiuse, il lavoro da casa – sembravano gettare le basi per nuovi parametri (in molti hanno abbandonato le metropoli per tornare nelle case di origine, o nelle seconde case), ipotizzando così allo stesso tempo nuovi modelli di sviluppo.
Lo scenario, in definitiva, non è del tutto inedito. Che tipo di città proporre nel futuro, in vista di cambiamenti epocali, molti dei quali già in atto, che rivoluzioneranno le nostre usanze quotidiane – dal lavoro ai consumi, passando per il tempo libero (servizi culturali o analoghi), i servizi sanitari – è di certo un dibattito già ampiamente diffuso. A tale proposito, va ricordato che le città, di solito un motore fondamentale per l’economia, dipendono a loro volta da risorse che tuttavia provengono da “fuori”. Possiamo, intanto, provare a delineare un quadro relativo alle città europee, non necessariamente correlato agli avvenimenti dell’ultimo anno.
Nell’Unione europea, circa il 75% della popolazione vive nelle aree urbane. Secondo l’Eurostat, si prevede che entro il 2050 le popolazioni cresceranno in quasi tre delle cinque regioni urbane dell’UE, mentre è probabile che si ridurranno in quattro delle cinque regioni rurali. Le regioni prevalentemente urbane sono quelle in cui oltre l’80% della popolazione vive in agglomerati urbani, le regioni intermedie sono quelle dove più del 50% e fino all’80% della popolazione vive in tali contesti, mentre le regioni prevalentemente rurali sono quelle dove almeno il 50% della popolazione vive in aree che, appunto, non sono classificate come centri urbani.
Tra il 2019 e il 2050, dunque, si stima che la popolazione urbana complessiva aumenterà in 15 Stati membri dell’UE, passando dal +2,3% in Croazia al +35,4% a Malta. Insieme a Malta, si prevede che anche Irlanda e Svezia registreranno aumenti di oltre il 20% nella popolazione urbana complessiva (rispettivamente +29,2% e +25,1%).
Al contrario, la popolazione urbana complessiva dovrebbe diminuire in nove Stati membri dell’UE: Bulgaria (-1,4%), Portogallo (-1,6%), Ungheria (-1,7%), Lituania (-2,7%), Italia (-3,1% ), Romania (-8,6%), Polonia (-10,3%), Grecia (-16,7%) e Lettonia (-17,7%).
Nello stesso periodo, però, la popolazione rurale complessiva dovrebbe aumentare in soli quattro Stati membri dell’UE: Irlanda (+24,5%), Svezia (+10,9%), Danimarca (+1,2%) e Belgio (+1%). Dall’altra parte della classifica, si prevede che 20 Stati membri osserveranno un calo della popolazione rurale complessiva, che va dal -43,5% in Lituania al -0,6% in Austria. Si prevedono, inoltre, cali significativi di oltre il 20% anche nella popolazione rurale della Lettonia (-37,6%), così come nelle popolazioni rurali in Bulgaria (-26,8%), Romania (-25%) e Croazia (-23,3%).
Per quanto riguarda, infine, le regioni intermedie, si prevede che la popolazione diminuirà in 17 Stati membri dell’UE e aumenterà in otto, con i maggiori cambiamenti demografici previsti in Irlanda ed Estonia (+30,6% e -41,7% rispettivamente).