Salgono ancora i prezzi. Confcommercio: «Effetti su potere d’acquisto»
L’Istat per il mese di maggio segnala un aumento dei prezzi dell’1,3% tendenziale. Secondo la Confcommercio non «vanno trascurati i potenziali effetti, depressivi sul potere d’acquisto, derivanti dall’importazione di forti impulsi inflazionistici».
di Redazione
L’Istat ha confermato le stime preliminari: a maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo è rimasto stabile rispetto al mese precedente ed è aumentato dell’1,3% rispetto al maggio del 2020, accelerando rispetto al +1,1% del mese precedente. Un risultato, il quinto segno “più“ consecutivo, che ha riportato l’inflazione a livelli che non si vedevano dal 2018.
L’accelerazione tendenziale dell’inflazione, spiega l’Istituto nazionale di statistica, si deve essenzialmente ai prezzi dei beni energetici, la cui crescita passa da +9,8% di aprile a +13,8% a causa dei prezzi della componente non regolamentata (che accelerano da +6,6% a +12,6%) mentre quelli della componente regolamentata continuano a registrare un forte incremento, ma stabile (+16,8% come ad aprile).
Tale dinamica è solo in parte compensata dalla frenata dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona la cui crescita (+0,7% ad aprile) si azzera. Per quanto riguarda il carrello della spesa, l’Istat segnala un nuovo rallentamento dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, da -0,7% a -0,9%, mentre indica un accelerazione, dal +1% al +1,4% per i prodotti ad alta frequenza di acquisto.
Commentando i dati, l’ufficio studi della Confcommercio, spiega che «il
ruolo degli energetici nel determinare le dinamiche inflazionistiche è ben
rappresentato dal divario sempre più ampio tra inflazione complessiva e quella
rilevata per la componente di fondo, che rimane stabile allo 0,3% nel confronto
annuo e segnala una dinamica negativa in termini congiunturali», ed è proprio
questo fattore che rappresenta uno degli «elementi più positivi, soprattutto
per il mantenimento di politiche monetarie espansive». Tuttavia, avverte
l’associazione di categoria «non vanno trascurati i potenziali effetti,
depressivi sul potere d’acquisto, derivanti dall’importazione di forti impulsi
inflazionistici».