L’economia italiana accelera, ma sono ancora molte le incognite
«La spinta data dal rimbalzo post-pandemico, da sola, non è ancora sufficiente a garantire prospettive di crescita robusta, diffusa e duratura», secondo l’Ufficio studi di Confcommercio
di Redazione
Il Pil salirà del 6% quest’anno e del 4,7% nel 2022, secondo la Nota di aggiornamento al Def approvata dal governo. La crescita del Pil sarà poi del 2,8% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024. Secondo l’Ufficio studi di Confcommercio, in occasione dell’assemblea generale dell’organizzazione, ha osservato che l’economia italiana accelera, ma sono ancora molte le incognite. Le previsioni macroeconomiche per il 2021 e 2022 stimano il Pil a +5,9% e a +4,3%, i consumi a +4,9% e a +3,5%, mentre gli occupati a +1,3 milioni e a +965 mila.
Nel complesso, secondo l’Ufficio studi di Confcommercio, il biennio 2021-22 dovrebbe portare al pieno recupero della perdita di Pil subita nel corso della pandemia, anche se questo non consentirà di tornare sui livelli massimi del 2007. Obiettivo ancora lontano e per il cui raggiungimento sarà di fondamentale importanza utilizzare al meglio le risorse di Next Generation EU e le azioni previste dal PNRR, aggiunge Confcommercio.
«La ripresa dell’economia italiana – si sottolinea nello studio – è più intensa delle attese, ma la spinta data dal rimbalzo post-pandemico, da sola, non è ancora sufficiente a garantire prospettive di crescita robusta, diffusa e duratura. Sulla crescita lenta di lungo periodo e sull’attuale fase di riavvio del ciclo espansivo pesano, infatti, anche le debolezze strutturali della nostra economia, in particolare gli eccessi di fisco e burocrazia e i deficit nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella giustizia».
Tra il 1995 e il 2019 il Pil reale pro capite del nostro paese è cresciuto dello 0,6% medio annuo, mentre in Germania è cresciuto dell’1,4%. Ma, dalla fase più drammatica della crisi pandemica a oggi, l’economia italiana ha avuto una maggiore accelerazione, grazie prima alla corsa della manifattura e oggi allo sprint dei servizi di mercato.
Secondo l’Ufficio Studi «sul prossimo futuro c’è l’incognita rappresentata da possibili pressioni inflazionistiche, con prezzi che crescerebbero dell’1,9% medio nell’anno in corso e di oltre il 3% nel 2022. Ciò ridurrebbe il potere di acquisto e quindi i consumi, delle famiglie, incidendo negativamente sulla ripresa». Oggi il sentiment delle famiglie, su livelli storicamente molto elevati, è prevalentemente determinato dalle sensazioni riguardo al buon andamento dell’economia in generale, mente stenta a migliorare sia la percezione della propria condizione sia l’aspettativa sul futuro: le incertezze non mancano.
Per le imprese l’ottimismo sembra legato alle buone condizioni per la prosecuzione del ciclo di investimenti: questa appare una buona premessa per realizzare la necessaria complementarità tra investimenti pubblici, sviluppati dalle risorse europee di NGEU, e investimenti privati. Famiglie e imprese – spiega ancora la nota dell’Ufficio Studi di Confcommercio – sono comunque concordi nel ritenere l’aumento delle tasse, la perdita di posti di lavoro e l’aumento dei prezzi i principali ostacoli al consolidamento della ripresa economica.