Nel secondo trimestre cresce il reddito disponibile delle famiglie
In calo, invece, la propensione al risparmio. La pressione fiscale è stata pari al 41,9%, in riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente
di Redazione
Il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. La dinamica dei prezzi (+0,4% rispetto al primo trimestre dell’anno il deflatore dei consumi finali delle famiglie) ha frenato l’incremento del potere d’acquisto, aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. È quanto emerge oggi dall’Istat su conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie, e profitti delle società. La propensione al risparmio delle famiglie, inoltre, è stimata al 12,9%, in flessione di 4,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Corrispondentemente, la spesa per consumi finali è aumentata in termini nominali del 5,4%. La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,2%, è diminuita di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è rimasto sostanzialmente stabile in termini congiunturali (-0,1 punti percentuali).
Nel secondo trimestre 2021 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al -7,6%, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente risultava pari al -12,9%. Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -3,6% (-8,7% nel secondo trimestre del 2020). Il saldo corrente delle AP, aggiunge l’Istat, è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1% (-8,0% nel secondo trimestre del 2020). La pressione fiscale è stata pari al 41,9%, in riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando era stata del 42,4%.
«Nel secondo trimestre dell’anno – è il commento dell’Istat che accompagna la nota –, l’incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil si è sensibilmente ridotta in termini tendenziali per la consistente riduzione delle uscite, solo in parte compensato da un calo nelle entrate. Il reddito disponibile delle famiglie e il loro potere d’acquisto hanno segnato lievi aumenti, mentre la crescita sostenuta dei consumi finali ha sospinto al ribasso la propensione al risparmio, rimasta tuttavia a livelli superiori a quelli registrati prima della crisi. La quota di profitto e il tasso di investimento delle società non finanziarie si sono leggermente ridotte rispetto al primo trimestre dell’anno in corso».