Nel mondo solo un ricercatore su tre è donna
Diversi fattori tengono lontane le ragazze dalle materie scientifiche, la ricerca è caratterizzata così da un divario di genere che frena lo sviluppo economico
di Redazione
Nel mondo della ricerca scientifica, c’è un enorme gap di genere: tanti uomini, poche le donne. Per questo motivo, si celebra oggi la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella Scienza, un evento istituito con una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 22 dicembre del 2015.
Rispetto al passato, qualche passo in avanti è stato fatto. Eppure, sebbene in crescita, il numero delle ricercatrici è ancora molto basso rispetto a quello dei ricercatori: secondo i dati raccolti dall’ONU e pubblicati sul sito dedicato alla Giornata, le donne sono il 33,3% dei ricercatori e sono presenti soltanto per il 12% nelle Accademie scientifiche.
Una disparità che parte negli Atenei: poche sono le donne che intraprendono un percorso di studi universitario in materie scientifiche per poi, ad esempio, laurearsi in ingegneria (28%) e in informatica (40%).
Si tratta di un problema che coinvolge anche l’Italia: nel nostro Paese, solo il 16% delle ragazze ha conseguito una laurea in una facoltà scientifica. Tra i ragazzi, la quota sale al 37%.
Nel 2021, secondo Save the Children, in Italia le immatricolazioni universitarie hanno registrato un incremento delle donne iscritte alle facoltà STEM – acronimo che sta per scienze, tecnologia, ingegneria e matematica –, ma la quota delle ragazze che scelgono corsi scientifici sul totale delle iscritte si ferma al 22%.
Pur registrando un aumento in particolare per le immatricolazioni in informatica e tecnologie ICT (+15,74%), le materie scientifiche continuano ad essere percepite dalle ragazze come “poco adatte” a loro, sebbene, secondo l’ultima ricerca condotta da Ipsos per Save the Children, appassionino e incuriosiscano il 54% delle adolescenti a scuola.