Il quadro economico nel contesto della guerra in Ucraina
Il recupero dopo l’emergenza sanitaria è ora messo a rischio da nuovi scenari, su tutti la crisi ucraina. In una settimana il prezzo del grano è balzato del 38,6%
di Redazione
Il contesto macroeconomico globale è in fase di progressivo consolidamento e prosegue la crescita del commercio internazionale di beni che è tornato su volumi superiori a quelli pre-crisi – anche grazie alle campagne vaccinali intraprese sia nei paesi avanzati sia negli emergenti -, ma i rischi all’outlook globale restano comunque significativi. È quanto spiega il SACE nell’incipit del Focus On sulla Mappa dei Rischi 2022, dal titolo Rischi (in)soliti per tempi insoliti: il mondo nel 2022, in cui specifica che sull’andamento dell’economia mondiale continua a pesare la crescita del debito, che si è intensificata a causa delle spese legate all’epidemia.
Secondo il report per il 2022 è attesa una crescita mondiale del 4,2%, in rallentamento rispetto al rimbalzo del 5,8% registrato lo scorso anno, mentre per quanto riguarda invece il commercio mondiale, le previsioni indicano un aumento del 4,8%, dopo il +11% della media del 2021. Per i servizi, spiega il SACE, la crescita prevista è di circa il 15%, un risultato che non consentirà il pieno recupero di quanto perso in questi due anni di coronavirus.
Tra i rischi da considerare, però, c’è anche la guerra in Ucraina. Per le ripercussioni che può avere un conflitto di tali proporzioni in Europa, certamente, ma anche per l’economia dell’Italia come dell’Eurozona. L’impatto più gravoso riguarda – e non da adesso – la crisi energetica (con lo scenario peggiore di arresto del gas inviato dalla Russia), mentre sul piano dell’export commerciale il nostro paese dovrebbe subire un contraccolpo, nel complesso, modesto.
Intanto, informa la Coldiretti, il prezzo del grano è balzato del 38,6% in una settimana dall’inizio della guerra in Ucraina, ma ad aumentare del 17% e stato anche il prezzo del mais e del 6% quello della soia destinati all’alimentazione degli animali negli allevamenti. Il contratto future più attivo sul grano ha chiuso a 11,91-1/4 dollari per bushel (27,2 chili) ai massimi da marzo 2008 mentre il mais a 7,6 dollari per bushel al top da dieci anni e la soia a 16,78 dollari per bushel. A pesare – aggiunge la Coldiretti – è la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale dove Russia e Ucraina insieme rappresentano il 29% dell’export di grano e il 19% di quello di mais.