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Il quadro economico internazionale alla luce delle tensioni geopolitiche

Ai pre-esistenti fattori di rischio al ribasso, osserva l’Istat, la crisi ucraina ha innescato un’ulteriore accelerazione dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari, giunti a livelli eccezionalmente elevati

di Redazione

Ai pre-esistenti fattori di rischio al ribasso che caratterizzavano la congiuntura mondiale si è aggiunta la crisi geopolitica internazionale che ha innescato un’ulteriore accelerazione dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari, giunti a livelli eccezionalmente elevati, osserva l’Istat nella consueta nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, introdotta dal quadro economico internazionale. Così Le recenti tensioni geopolitiche, spiega giustappunto l’Istat, hanno finora determinato un eccezionale aumento delle quotazioni delle commodity energetiche e alimentari che dovrebbe colpire in misura maggiore i paesi europei fortemente dipendenti dalle importazioni di gas naturale russo. La crisi si è inserita all’interno di un periodo di ripresa economica internazionale caratterizzata da un particolare dinamismo degli scambi mondiali.

Il 2021, è l’analisi, si è chiuso con un ulteriore aumento del commercio mondiale di merci in volume (+1,1% in termini congiunturali a dicembre, fonte: Cpb) che ha portato l’incremento annuo al 10,3%, su livelli decisamente superiori a quelli del periodo pre-Covid. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di febbraio, rilevato però prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina, manteneva un orientamento favorevole. Al momento, nonostante le sanzioni economiche e finanziarie nei confronti della Russia, la trasmissione della crisi attraverso il canale commerciale è ancora limitata. Le quote di esportazioni dell’area euro, Stati Uniti e Cina verso la Russia sono infatti contenute.

Nell’area dell’euro, a febbraio, l’inflazione al consumo ha toccato un nuovo massimo dal 1998 (+5,8 tendenziale), sostenuta dall’andamento della componente dell’energia (+31,7% tendenziale) che ne spiega direttamente più della metà della crescita. Nello stesso mese, anche l’indice core al netto dell’energia e degli alimentari freschi ha segnato un’accelerazione (+2,9% dal +2,4% di gennaio), diffusa ai beni e ai servizi. A gennaio, il tasso di disoccupazione ha toccato un nuovo minimo (+6,8% da un precedente +7%) e le vendite al dettaglio in volume hanno segnato marginale aumento (+0,2% congiunturale) dopo la decisa flessione di dicembre (-2,7%). L’indice di fiducia economica misurato dalla Commissione Europea ESI (che non incorporava ancora l’impatto dell’inizio dell’invasione da parte della Russia), dopo tre cali consecutivi, è aumentato nuovamente a febbraio.

 

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